La sessione autunnale delle sedute del parlamento finlandese inizierà il 6 settembre. A breve, pertanto, i deputati del Paese scandinavo dovranno occuparsi fra l’altro di un disegno di legge controverso, cioè dell’aggiornamento della legislazione sulle persone transgender, caldeggiato dal primo ministro Sanna Marin, 36 anni, donna, del Partito Socialdemocratico, che porta «[…] a motivazione anche il fatto personale per non dir personalistico di essere cresciuta in una “famiglia arcobaleno”».
L’aspetto più spinoso, probabilmente, come «iFamNews» ha già avuto modo di evidenziare, è quello del «cambio di sesso» per ragazzini e ragazzine di soli 15 anni, voluto fortemente da alcuni gruppi di attivisti transgender, i quali sostengono che «[…] i bambini sono consapevoli del loro genere sin dalla tenera età».
Non la pensa così Päivi Räsänen, deputato, ex ministro dell’Interno, processata per «omofobia» e poi giustamente assolta in marzo, semplicemente per aver citato la Bibbia secondo la quale, come ben si sa, «maschio e femmina Dio li creò». Non ci sta, Päivi, il cui procedimento giudiziario pure dopo la piena assoluzione è stato riaperto in giugno perché, figurarsi, libertà di pensiero e di espressione spiacciono all’ideologia di Stato.
Päivi Räsänen, quindi, rivolge al governo del proprio Paese un’interrogazione parlamentare in forma scritta, rispetto alla qualità dei trattamenti di «riassegnazione di genere», invocando la necessità di indagini approfondite per garantire la sicurezza delle persone, specialmente dei più giovani e fragili. Lo riporta un articolo pubblicato sul sito web di KD Lehti, il settimanale del partito dei Democratici Cristiani finlandesi, cui la Räsänen appartiene.
Il deputato è preoccupata specialmente per la deriva ideologica LGBT+ che percepisce in Finlandia, che pare copiare il cattivo esempio della legislazione britannica, troppo lassista fino a che non ci si è resi conto dei danni che procedure disinvolte e poco rispettose della fase delicata dell’adolescenza potevano creare ai giovani. Ne è un esempio quello della clinica Tavistock, nell’occhio del ciclone per pratiche superficiali per non dire del tutto scorrette, specie dopo il caso di Keira Bell, alla ribalta della cronaca.
Come sostiene Päivi Räsänen, attualmente in Finlandia, così come nel Regno Unito, «[…] la disforia di genere è affrontata principalmente da una direzione ideologica, che mira all’accettazione di tutte le sessualità. […] questo approccio porta alla mancanza di un esame critico dei metodi di trattamento. “Ci sono stati messaggi da parte di professionisti della psichiatria infantile che parlavano della pressione delle organizzazioni di interesse ideologico, che sono riuscite a mettere a tacere la valutazione scientifica e la discussione aperta”, afferma», chiamando il parlamento a non accettare supinamente quanto verrà proposto, ma a valutare e indagare accuratamente per evitare qualsiasi abuso di cui, poi, sarà troppo tardi pentirsi.