Last updated on Agosto 27th, 2020 at 09:32 am
Azzerare il dissenso è il sogno di ogni regime totalitario. Somministrare una pillola capace di ammansire gli animi più indomiti ne rappresenta la realizzazione distopica. Ebbene un accademico statunitense, esperto di etica, è arrivato a sostenere il ricorso a questo sistema contro le persone refrattarie a mascherine e distanziamento fisico.
Le «pillole morali»
Potrebbe sembrare satira o fantascienza, invece è realtà. In un articolo apparso su The Conversation, autorevole sito che pubblica contributi di accademici e ricercatori, l’uomo, che è un professore di Etica medica nella Western Michigan University, arriva a sostenere la promozione di cosiddette «pillole morali» psicoattive al fine di modificare il comportamento di quanti sono scettici nei confronti delle restrizioni. Non solo: il professore americano suggerisce che tali farmaci vengano resi obbligatori o somministrati segretamente attraverso l’approvvigionamento idrico.
Il presunto valore sociale dell’imposizione
Per lui, chi sceglie di non seguire le linee guida sanitarie durante la pandemia sta «disertando dal bene pubblico». Per far meglio comprendere il concetto cita «la tragedia dei beni comuni», che in economia indica la situazione in cui diversi individui utilizzano un bene comune per interessi propri, rischiando così di ledere la collettività. «Un comportamento egoistico e controproducente mina la ricerca di qualcosa di cui tutti possono beneficiare», afferma. Ecco allora che «regole approvate in modo democratico – come indossare la mascherina o il distanziamento sociale – potrebbero funzionare, se i disertori potessero essere costretti ad aderirvi».
Un po’ come i vaccini
Ma come costringere queste “pecore nere” ad aggregarsi? Il professore ha la proposta pronta: «A mio avviso, il problema dei “disertori del coronavirus” potrebbe essere risolto con un miglioramento morale: così come ricevere un vaccino rafforza il proprio sistema immunitario, assumere una sostanza aiuterebbe le persone a potenziare il loro comportamento sociale. Una pillola psicoattiva potrebbe essere la soluzione alla pandemia?». L’accademico dunque ammette: «È una proposta di vasta portata che è destinata ad essere controversa», ma è comunque qualcosa che «vale la pena almeno considerare, data l’importanza della cooperazione sociale nella lotta per tenere sotto controllo il CoViD-19».
La somministrazione segreta
L’autore di quella che, per sua stessa ammissione, è una iniziativa controversa è però consapevole dello scarso favore che riceverebbe. «I disertori che hanno bisogno di un miglioramento morale sono anche i meno propensi a sottoscriverlo». Ovviare al problema è un metodo cui non arriva nemmeno la più fervida immaginazione: «Una soluzione sarebbe quella di rendere obbligatorio tale miglioramento morale o di amministrarlo segretamente, magari tramite l’approvvigionamento idrico». Ipotesi, questa, che per lui va «ponderata con altri valori». A ogni modo l’accademico fuga, con una domanda retorica, i dubbi di carattere etico riguardo la somministrazione nascosta di un farmaco ai cittadini: «Il bene collettivo dato dall’indossare una mascherina supera l’autonomia di un individuo di non indossarla?».
Verso la distopia dei «buoni»
Non resta, allora, che affrontare il contenuto di questi farmaci psicotici. Secondo l’accademico dovrebbero essere a base di ossitocina e psilocibina, il componente dei funghi allucinogeni. A suo avviso, la persona che assume queste sostanze può diventare «più empatica, altruista e generosa». L’accademico statunitense è consapevole che sarebbe «inverosimile» che il governo possa imporre a tutti tale «potenziamento della moralità» per via farmacologica. «Ma una strategia come questa», osserva, «potrebbe essere una via d’uscita da questa pandemia, da un’epidemia futura o dalle sofferenze associate al cambiamento climatico». Sarebbe, nondimeno, una via d’ingresso nella distopia.
Commenti su questo articolo