«Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così». No «Mario», caspita. Non è affatto «andata così». L’abbiamo fatta andare così noi tutti invece di trovare un’altra uscita, quell’altra uscita che c’è sempre perché la vita, lo dici tu, proprio tu, in punto di morte, «è fantastica».
Sei morto, «Mario», ieri alle 11:05 e io ero sulle nubi, in volo verso un Paese straniero. Sei il primo italiano a morire per «suicidio medicalmente assistito». Consentimi, è una castroneria enorme, un’assurdità che non si può sentire. Se il suicidio è uno che si dà la morte, uno che muore con l’aiuto di un altro non si suicida affatto. Viene ammazzato. Ti hanno fatto credere la stupidaggine del «suicidio medicalmente assistito» per convincerti che hai fatti tutto da te, che hai scelto tu, che la decisione è tua e insindacabile, che va bene così, che tutti dovrebbero poterlo fare.
Stupidaggini. Non è «andata così»: l’abbiamo fatta andare così noi.
Scusaci «Mario», siamo oramai una civiltà di guano appassita su se stessa, sorda, cieca e immemore, tramonto di noi stessi, impero alla fine della decadenza dove la morte procurata è valutata un bene. Non siamo più capaci di nulla e così raccontiamo bugie. A te e a tutti. Diciamo che è roba tua, cosa tua, vita tua solo per poterci sedere al cocktail senza gente come te fra i piedi.
Abbiamo perso.
Lassù dal cielo, dove io mi trovavo mentre tu morivi per l’incapacità di questa civiltà di tenerti per mano, si vede la Terra piccola piccola, le cose sfuggono, appaiono minime. Adesso tu vedrai così le nostre povere cose, la nostra civiltà stanca e piagata, ridicola e assurda. Non è «andata così», proprio no: non andata affatto così, non va mai così. L’abbiamo fatta andare così noi la tua storia, come sempre, noi. Scusaci. Hai avuto attorno corvi di morte, non siamo riusciti a tenerti.
Ora riposa in pace mentre noi continuiamo la battaglia affinché non vada più così, e invece andrà ancora una volta così, e allora noi torneremo a dire che siamo stati noi a farla andare così, a volere la morte invece della vita che «è fantastica». Senza fermarci, senza stancarci, avanti.
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