Last updated on Luglio 30th, 2020 at 04:00 am
Non solo un presidio sanitario obbligatorio. Le mascherine sul volto dei manifestanti sotto Montecitorio, oggi pomeriggio, rappresentavano anche il bavaglio che imporrebbe il «Ddl Zan». Eloquente il titolo del presidio: #restiamoliberi. Liberi di poter esprimere idee, anche quando politicamente scorrette. Oltre 600 i presenti, tra i quali esponenti politici dell’opposizione, come i leader di Lega e Fratelli d’Italia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
«Questa legge è orwelliana», attacca il segretario del Carroccio, «fa il processo alle idee, alle intenzioni». «Domani», aggiunge, «non vorrei essere processato per difendere il diritto di una famiglia ad essere tale, di avere una mamma e un papà». E sull’ipotesi che il ddl Zan avalli l’ideologia gender nelle scuole, Salvini taglia corto: «A scuola non si faccia il lavaggio del cervello». Sulla stessa lunghezza d’onda la Meloni, secondo cui «reprimere idee e punti di vista diversi che non si hanno argomenti per affrontare è un antico vizio di qualcuno e non vuol dire costruire la modernità. Si chiama regime e noi lo combattiamo».
I fatti di Lizzano, anticamera della dittatura?
A proposito di regime, per gli organizzatori, i fatti dei giorni scorsi di Lizzano, paese del Tarantino, sono l’anticamera di quanto potrà accadere se la legge verrà approvata. Qui un gruppo di fedeli si è radunato in chiesa a pregare insieme al parroco un Rosario per la famiglia e «per implorare il fallimento del ddl contro l’omotransfobia». La veglia ha suscitato la reazione avversa di un drappello di persone, che ha affisso cartelli di protesta sulle mura dell’edificio sacro e presidiato il piazzale antistante. Sono giunti i carabinieri, che hanno chiesto i documenti ai presenti e, per questo, hanno subito la dura contestazione del sindaco Antonietta D’Oria. «Allora identificate prima quelli che stanno dentro!», ha urlato agli uomini in divisa.
Per Jacopo Coghe, presidente di Pro Vita e Famiglia, non c’è dubbio: «Zan é il volto moderato e rassicurante, ma il vero volto nascosto di questa legge è quello della sindaca di Lizzano che chiede che i fedeli vengano identificati dai Carabinieri invece di bloccare le manifestazioni Lgbt con insulti e minacce». Secondo Coghe, oggi si sta assistendo all’intimidazione, poi «inevitabilmente, si arriverà alla repressione».
Emergenza omofobia inesistente?
Giusy D’Amico, presidente di Non Si Tocca la Famiglia, parla ad “iFamNews” di «una legge iniqua che viene fatta passare nella distrazione generale dovuta al post- Covid». Secondo lei l’approvazione del testo nasconderebbe obiettivi subdoli. «Non c’è alcuna emergenza omofobia. I dati OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza contro gli atti discriminatori) parlano di 212 casi di discriminazioni per orientamento sessuale dal 2010 al 2018. In realtà abbiamo a che fare con un preciso progetto di distruzione della famiglia attraverso la promozione del genere sessuale fluido e la negazione della libertà di parola». Per la D’Amico, «con questa legge saremo denunciati se affermeremo che un bambino, per la sua crescita armonica, ha bisogno di un padre e una madre. Ma noi vogliamo poter continuare a dire la verità sull’uomo, è necessario gridare dai tetti che l’utero in affitto è un sistema barbaro che non può essere accettato né, tanto meno, legalizzato».
Gasparri: «In Senato sarà battaglia»
Vigilia dell’appuntamento romano segnata dalla polemica politica. Martedì scorso la commissione Giustizia della Camera ha adottato il testo base del ddl Zan; contrari i membri di Fratelli d’Italia e Lega, astenuta Forza Italia – si è letto – «in segno di apertura». Il senatore Maurizio Gasparri, sentito telefonicamente da “iFamNews”, prova a far rientrare la questione. «Il testo si voterà in aula, non prima». «Ora siamo ancora alle fasi procedurali di avvio, so che alcuni miei colleghi in commissione hanno presentato degli emendamenti, vedremo cosa succederà nei prossimi giorni». Sul tema la posizione di Forza Italia non appare univoca. Gasparri è chiaro. «Se questo testo arriverà in Senato, troverà la mia più ferma opposizione», spiega. «Esiste già un apparato normativo che sanziona comportamenti violenti o persecutori, con tanto di aggravanti quando i motivi sono futili o abietti. Non c’è bisogno di una nuova legge che apre spazi ambigui sui reati d’opinione».
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