Deborah Yakubu, cristiana, studentessa del secondo anno nello Shehu Shagari College of Education di Sokoto, in Nigeria, è stata uccisa a colpi di pietre e il suo cadavere è stato dato alle fiamme. Gli assassini sarebbero altri studenti del college, di religione musulmana, che avrebbero accusato la giovane di blasfemia, per aver bestemmiato il profeta Maometto durante un diverbio online, durante la chiusura dell’istituto scolastico nel periodo del Ramadan.
Questi i fatti, avvenuti quattro giorni fa ma che poca eco hanno avuto sui media, dove quella che si configura come vera e propria persecuzione religiosa, in un Paese travagliato in cui i cristiani sono da tempo nel mirino, non sembra ottenere l’attenzione né nazionale né internazionale.
L’efferato omicidio è stato condannato in termini molto decisi dal vescovo cattolico di Sokoto, monsignor Matthew Hassan Kukah. Anche l’ex ministro per l’Istruzione, Oiageli Ezekwesili, e l’attivista per i diritti umani Aisha Yesufu hanno espresso, oltre al dolore per la morte della ragazza, preoccupazione viva per i cristiani in Nigeria e per la libertà religiosa nel Paese, da tempo negletta.
Di segno ben diverso la vicenda che coinvolge invece Atiku Abubakar, candidato alla presidenza nelle prossime elezioni, che ha preso le distanze da un tweet, a lui attribuito, che condanna il linciaggio della giovane Deborah.
Dopo aver scritto in un post del 13 maggio su Twitter che «Non può esserci una giustificazione per un omicidio così raccapricciante. Deborah Yakubu è stata uccisa e tutti coloro che sono responsabili della sua morte debbono essere assicurati alla giustizia. Le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici», Atiku ha poi cancellato il tweet.
Successivamente, anche per via delle minacce ricevute da gruppi musulmani della regione a Nord del Paese, temendo fra l’altro di perderne i voti, Atiku ha ritrattato, affermando di non essere l’autore del tweet in cui condannava l’assassinio della ragazza. Una volta di più, si prospettano tempi difficili per i cristiani in Nigeria.
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