Questa è And death shall have no dominion, E la morte non avrà più dominio, del poeta gallese Dylan Thomas (1914-1953), pubblicata per la prima volta nel maggio 1933, nella versione classica italiana di Ariodante Mariani (1922-2007). Riecheggia indubbiamente la Prima lettera ai Corinzi di san Paolo (cfr. 15, 55). Viene naturale associarne immediatamente i versi alla situazione surreale e angosciante che il mondo, e in specie noi in Italia, stiamo vivendo da settimane, e ancora non se ne vede la fine. La pandemia, che decima fratelli, parenti, amici, conoscenti. Il mondo non sarà più come prima.
Ma il mondo ogni giorno non sarà mai come prima. Oltre la morte del coronavirus c’è la morte che stigmatizziamo ogni giorno con orrore, quella dell’aborto, dell’eutanasia, della droga, e poi la morte della famiglia, dei legami, dell’umano, e quella cerebrale dell’ignavia, dell’indifferenza, del cinismo, che ci permette di tirare a campare senza sconvolgerci nonostante il nostro mondo sia diventato un cimitero.
Noi di “iFamNews” siamo convinti che la morte non avrà il predominio. Se non lo fossimo, non faticheremmo ogni giorno per cercare di fare il piccolo, ma grande prodotto che state leggendo. La morte non avrà il predominio, e noi ne siamo gli araldi.
Oggi è sabato. Un sabato strano. Un sabato particolare. Il sabato della Settimana santa della tradizione cristiana occidentale (per gli amici cristiani orientali si sposta tutto in avanti di una settimana, ma la sostanza non muta). Non tutti si riconoscono nella tradizione cristiana, ma la tradizione cristiana invece riconosce tutti. Non s’impone, si propone. C’è. Sta. Muta, interroga. Non abbassa lo sguardo. Non sfida, certo, ma confida.
Ognuno dei nostri lettori faccia i conti come la coscienza gli domanda con questa giornata del Sabato santo. Laicamente e liberamente io (dismetto il “noi” redazionale, editoriale per assumermene piena responsabilità personale) vi chiedo di pensarci su. O le bare che vediamo scorrere senza fine oggi per effetto del coronavirus, dell’aborto e dell’eutanasia, e tutto sommato sono milioni e milioni, sono la nostra disperazione in un mondo vuoto e senza senso, oppure no. Non c’è via di mezzo.
Viviamo tempi strani e domani non sarà più com’era, perché i tempi, tutti i tempi, sono sempre strani e i giorni, tutti i giorni, sono diversi gli uni dagli altri. Noi crediamo che la morte non avrà dominio perché siamo fatti per la vita e la pietà che abbiamo verso i morti ci rende uomini. I morti ci attendono, oltre la morte. La pietà nella morte serve ai vivi, non ai defunti. Parla, addirittura canta. Ecco, noi qui ad “iFam News” vogliamo ancora e sempre udire quel canto.
Siamo in aprile, domani è l’11, il cuore di aprile.
«Aprile», scrive il poeta anglo-americano T.S. Eliot (1888-1965) nel primo verso de La sepoltura dei morti, «è il più crudele dei mesi». Perché «genera». La nascita alla vita è dolore perché ci attende la morte. Ma non finisce lì. Cosa si «genera» crudelmente in aprile, cosa si «genera» domani per noi? Domani sarà un giorno diverso da come è oggi e da come era ieri. Domani sarà un altro giorno, eccome se sarà un altro Giorno.
Commenti su questo articolo