Sì, dal 17 al 19 giugno Milano ospiterà il primo Festival del ciclo mestruale in Italia: una di quelle cose che uno farebbe debiti pur di partecipare.
Organizzata dalle associazioni «Errante» e «Promise», che si occupano di «empowerment femminile» (ma pensa), e da Studio But Maybe, che si occupa di graphic e digital design, la manifestazione vuole creare «l’occasione in cui far dialogare diverse figure che si occupano di divulgazione mestruale», si legge sul sito web dedicato. Già, perché chissà quante sono le «diverse figure» in gioco, evidentemente incapaci di «dialogare» senza che si organizzi loro addirittura una tre giorni per imparare a spiccicare verbo, e chissà cosa caspita è la «divulgazione mestruale»…
Fa specie, perché non c’è affatto bisogno di normalizzare una caratteristica fisiologica femminile che è normale dalla notte dei tempi, tantomeno di sbandierare ciò che, in genere, le donne preferiscono non mettere in piazza, nonostante le pubblicità grossier oggi tanto di moda in tivù che vorrebbero invece far credere che una donna, appena ha il ciclo, non si getti più con il paracadute come una volta, ma twitti la cosa a reti unificate.
Qualche talk show di questa kermesse futile e grottesca è particolarmente degno di nota. Per esempio Sanguinare: la guerra delle mestruazioni, titolo che definire surreale è insufficiente.
Ora, forse l’unica vera guerra sul tema è quella che chi si percepisce transgender ha dichiarato alle donne, colpevoli di arrogarsi un ingiusto monopolio del ciclo. Se infatti donna non si è biologicamente e psicologicamente, e nemmeno cosa sia una «donna» si è capaci di dire, allora anche avere il ciclo diventa una percezione, indipendentemente dalla realtà. Avremo allora frotte di uomini biologici che si sentono donne e che pertanto fingono, mimano, inventano il ciclo mestruale, agghindandosi allo scopo e pure “soffrendo”?
E mica è finita. A Milano si parlerà anche di «povertà mestruale», ovvero la difficoltà di molte donne ad acquistare i prodotti igienici occorrenti perché (ritenuti) troppo costosi.
Ha perfettamente ragione quel tale che suggerisce di lasciarli fare, ché si neutralizzano da soli. Nel Sessantotto si diceva «Una risata vi seppellirà»: qui gli eredi di quella stagione di sciagure si sono travolti da soli con il ridicolo.