Meloni, Salvini, Berlusconi: la 194 è cattiva o no?

È la domanda che vi pone un numero (grande) di vostri elettori che hanno a cuore la sacralità della vita umana. Basta un «sì» o un «no».

Cari Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (in ordine di cavalleria), scusate l’ardire. Mi permetto perché so per certo quel che anche voi sapete benissimo. E mi permetto pure perché i partiti della Sinistra, lo so io, lo sapete voi, sono un disastro, nemmeno parlarne. Un numero grande di elettori italiani che hanno a cuore la sacralità della vita umana e che ritengono, con Papa Francesco, che l’aborto sia una cosa da sicari, e che ritengono, con il presidente del Movimento italiano per la vita, Marina Casini Bandini, che la Legge 194 sia «integralmente iniqua» e che non dovrebbe essere nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, votano per i partiti di cui siete leader e immagine e anima.

Ho letto, come tutti, le vostre dichiarazioni dopo il benedetto rovesciamento della sentenza da sicari che nel 1973 rese l’aborto non-illegale negli Stati Uniti d’America, causando la morte, si calcola, di circa 60-62 milioni di piccoli americani ancora nel grembo delle proprie madri. Oppure ho letto i vostri silenzi.

So che non perdete occasione per definire sacra la vita umana. A volte scrivete anche libri in cui l’aborto viene condannato. Talaltra continuate a osservare il silenzio.

Concordo con quel che dite. La vita umana è sacra. L’aborto è cosa da sicari. Gli Stati Uniti sono una cosa e l’Italia un’altra. La sentenza nel caso Jane Roe, et al. v. Henry Wade, District Attorney of Dallas County, comunemente chiamato «Roe v. Wade», e la Legge 194 italiana non sono la medesima cosa. E qui, e là, e su e giù. Rispetto il vostro parere, prendo atto delle contraddizioni, penso ai vostri elettori, penso alla vita sacra di tutti bambini ammazzati nel grembo delle proprie madri dalla Legge 194, penso al fatto che adesso, negli Stati Uniti, quella cosa da sicari non scompare ma subisce un decurtamento fantastico, e penso invece che in Italia la Legge 194 andrà avanti imperterrita, benzinata alla grande da tutti i preparati chimici di morte che si possono acquistare come il cachet in farmacia o in teleconferenza, grazie anche alle aperture importanti volute dal ministro della Salute, Roberto Speranza, del governo che alcuni di voi sostengono con trasporto, lo stesso che stava nel governo precedente che giudicavate insoddisfacente salvo alcuni di voi non battere ciglio quando lo stesso ministro è transitato, assieme ad altri ministri sgraditi, dal governo cui vi opponevate al governo che alcuni di voi hanno invece abbracciato con entusiasmo.

Concordo con voi nel dire che la 194 italiana è una legge lunga e complessa, che contiene molte cose, e che c’è anzitutto da applicare la sua disattesissima prima parte. Ma voi concorderete con me nel dire pure che la Legge 194 non consta solo della prima parte. Se c’è una parte prima, logica vuole che ce ne sia almeno una seconda. L’anomalia italiana è quella in cui alcuni di coloro che dicono di essere contro l’aborto, per combattere l’aborto della legge che lo consente, invocano la prima parte della legge che consente l’aborto. Frate Guglielmo da Occam, quello del famoso rasoio, suggerirebbe di fare a meno di vie tortuose e incomprensibili passanti per un pezzo disatteso di una legge abortista per voler dire di essere intenzionati a neutralizzare il pezzo unicamente applicato di una legge abortista. Basterebbe cioè, direbbe l’empirismo sanamente radicale del buon frate, che quella legge non ci fosse, seconda e prima parte assieme, e l’aborto si combatterebbe più facilmente.

So, assieme a voi, che la politica è l’arte del compromesso, come diceva un pensatore che ho la sfrontatezza di considerare tra i miei maestri remoti, Edmund Burke (1729-1797), ma so che il vocabolario dei sinonimi e la filologia mi avvertono subito della differenza profonda esistente fra «compromesso» e «cedimento», «ripiego», cerchiobottismo. So, con voi, che la politica non è esattamente il luogo dove esercitare con virtù il detto «non si può mica piacere a tutti». So, con voi, che il mestiere difficile e ammirevole che vi stipendia campa del “mandato imperativo” con l’elettore a cui la politica sacrifica tutto per amore e per forza.

Comprendo e so tutto. Non giudico le vostre parole e i vostri silenzi dopo la data storica del 24 giugno 2022 statunitense. Vi chiedo solo una cosa che mi hanno chiesto di chiedervi i vostri elettori. Al netto di tutto, qualsiasi considerazione e orpello ulteriori a parte, al di là che lo si possa fare, che sia opportuno farlo, di come vada fatto, etc. etc., voi pensate o no che la Legge 194 sia una legge cattiva e che pertanto non dovrebbe sussistere nell’ordinamento giuridico italiano e non avrebbe mai dovuto entrarci? Sentit a’ me: basta un «sì» o un «no» affinché i vostri elettori siano disposti persino ad accettare i vostri altri bizantinismi.

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