Last updated on Maggio 15th, 2020 at 11:18 am
«Meglio tardi che mai». Così Alfredo Mantovano, presidente del Centro Studi Rosario Livatino (CSL), commenta a “iFamNews” il protocollo d’intesa firmato oggi a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, che stabilisce il ripristino delle Messe con i fedeli da lunedì 18 maggio. Un epilogo giunto a seguito di una trattativa costellata di polemiche.
«Leggendo il protocollo», spiega Mantovano, «non si registra nessuna normativa igienico-sanitaria diversa da quelle, cambiando quello che va cambiato, che hanno disciplinato, per tutto il periodo della pandemia, l’accesso a un supermercato. Pertanto questo protocollo rende ancora più immotivata la sospensione delle cerimonie religiose; certe misure potevano essere attuate fin dall’inizio, garantendo così l’esercizio di una libertà così fondamentale qual è quella religiosa».
Il ricorso al TAR
Il CSL aveva presentato un ricorso al TAR contro il dPCM del 26 aprile che prorogava il divieto a celebrare funzioni religiose in presenza di fedeli. Il ricorso ora verrà annullato? «Dobbiamo ancora parlarne con gli avvocati, ci stiamo riflettendo», risponde Mantovano, «perché questo protocollo attenua il pericolo di un pregiudizio irreparabile e imminente ‒ e questo vale per la nostra richiesta di sospensiva ‒, però resta in piedi la lesione della libertà religiosa, e quindi il ricorso principale». Secondo il giurista, inoltre, «l’atteggiamento tenuto dal governo non tranquillizza per il futuro». Di qui sorge la domanda: «Semmai ‒ Dio non voglia! ‒ la curva dei contagi di coronavirus dovesse di nuovo alzarsi, si chiuderebbe di nuovo tutto, Messe con i fedeli comprese?»
Dunque per il magistrato, la libertà di culto è ancora minacciata. «Il fatto che questa libertà sia stata fortemente compressa per un periodo di due mesi e mezzo, non ci lascia tranquilli, dobbiamo essere cauti». In un comunicato pubblicato ieri, a margine del dibattito alla Camera durante il quale erano stati votati gli emendamenti al decreto CoVid-19, il CSL esprimeva «rammarico» per «la non approvazione dell’emendamento a prima firma Meloni, votato dal solo centrodestra, che avrebbe permesso la ripresa del culto, nel rispetto delle regole di prevenzione». Mantovano spiega che l’emendamento di Fratelli d’Italia «sarebbe stato più adeguato di quello approvato ieri alla Camera, una sintesi di tre emendamenti presentati da Partito Democratico, Italia Viva e Forza Italia, perché subordinava la riapertura delle Messe all’adozione di misure di cautela da parte di ogni sindaco o parroco e non a un protocollo che avrebbe causato ulteriore ritardo».