LGBT+ in Forza Italia: come renderli inoffensivi

L’emendamento Papatheu per il sostegno alla transizione di genere insegna molto. Soprattutto sulla Sinistra

Urania Papatheu

La senatrice Urania Papatheu di Forza Italia

Last updated on Dicembre 12th, 2021 at 04:01 am

Quella della senatrice Urania Papatheu è stata del tutto un’iniziativa a titolo personale. La parlamentare di Forza Italia aveva presentato un emendamento alla legge di Bilancio con cui sarebbero stati stanziati 15 milioni di euro in tre anni per sostenere la transizione per il cambio di sesso. Una proposta per la quale non si prospettava vita facile, vista la contrarietà della maggior parte dei senatori azzurri, a partire da Maurizio Gasparri e Licia Ronzulli, che avevano subito messo in chiaro le cose: l’emendamento Papatheu non rispecchiava affatto la linea del partito.

Preso atto di trovarsi in minoranza, la senatrice Papatheu ha ritirato il suo emendamento senza opporre troppe resistenze. «Una decisione maturata anche alla luce delle difficoltà del sistema sanitario nazionale legate all’emergenza CoViD-19», ha dichiarato la parlamentare, aggiungendo che la decisione finale è stata presa senza alcuna «lite all’interno del partito», al termine di un «sano confronto e dibattito». Sollecitata da «iFamNews» a spiegare le ragioni del ritiro dell’emendamento, la Papatheu si è astenuta da qualunque commento, riferendo, tramite il proprio ufficio stampa, che si tratta di una questione chiusa.

A gettare acqua sul fuoco dall’altro ramo del parlamento è l’on. Antonio Palmieri. Raggiunto telefonicamente da «iFamNews», Palmieri chiarisce la posizione di Forza Italia sulla libertà di voto dei propri deputati e senatori. «Ogni parlamentare ha diritto a presentare gli emendamenti che ritiene utili per il bene comune», quindi, da parte propria, «la senatrice Papatheu ha esercitato questo suo diritto/dovere», spiega Palmieri. Quella della Papatheu, quindi, è stata «un’iniziativa totalmente autonoma» e non attribuibile in nessun modo a Forza Italia. La senatrice siciliana, resasi conto della contrarietà dei colleghi, ha ritirato l’emendamento. «È chiaro che giornalisticamente fa gioco dire: “Forza Italia propone una cosa, piuttosto che un’altra”», chiosa ancora Palmieri.

Facciamo notare al deputato azzurro che la libertà di coscienza sui temi etici non è presente in tutti i partiti e che, in particolare, nei gruppi parlamentari della Sinistra, la linea pro life o pro family viene regolarmente messa a tacere. «È un problema degli altri partiti, non il nostro», replica Palmieri. «Sui temi eticamente sensibili siamo gli unici che garantiscono la libertà, predicandola e praticandola, com’è giusto che sia. Così è anche su temi etici, come l’eutanasia/«suicidio assistito» attualmente in discussione alla Camera. «Su unioni civili, biotestamento e “ddl Zan”», prosegue Palmieri, «il partito ha votato contro ma sempre salvaguardando la libertà d’espressione dei singoli parlamentari, senza alcun tipo di ritorsione nei loro confronti. Mi piacerebbe che dappertutto fosse così».

Lo schema si è ripetuto anche quando al centro della discussione è stato portato l’emendamento Papatheu. In questa occasione la capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, Anna Maria Bernini, ha svolto il proprio ruolo di sintesi di tutte le anime del partito e di tutte le proposte. «Un singolo emendamento è responsabilità del singolo parlamentare ma quando ricade su tutti, è chiaro che bisognerà fare ragionamenti differenti», puntualizza Palmieri. «Era evidente che un emendamento del genere non sarebbe potuto passare, una legge di bilancio deve occuparsi di altre cose», aggiunge il deputato azzurro, che, in conclusione, ribadisce: «È stato un ballon d’essai, una non-notizia, che, per certi giornalisti, fa notizia».

In Forza Italia una componente liberal è però sempre stata presente, sebbene non abbia mai rappresentato la maggioranza del partito. Tra i suoi esponenti di spicco vi sono Elio Vito e Mara Carfagna. Vito entrò in aspra polemica con i maggiorenti del partito in occasione del disegno di legge contro l’«omo/transfobia», bocciato in Senato il 27 ottobre. In quell’occasione il deputato azzurro arrivò a dimettersi da responsabile del Dipartimento Difesa e Sicurezza di Forza Italia, quando il partito votò in Senato a favore delle pregiudiziali sul «ddl Zan». Più di recente Vito ha tentato di prendersi la rivincita, avanzando l’amena proposta dell’installazione di una panchina arcobaleno a Montecitorio.

Da parte propria la Carfagna si è sempre posta come mediatrice tra mondo conservatore e mondo liberal, come fece nel 2015, presentando una propria proposta di legge sulle unioni civili con un anno d’anticipo sull’approvazione della legge Cirinnà. Il rapporto tra la deputata azzurra e i gruppi LGBT+, comunque, è sempre stato di amore-odio. Durante la legislatura 2008-2013, non mancarono le accuse di omofobia nemmeno per lei, sebbene a partire dal 2013 la stessa Carfagna si sia sempre schierata a favore di qualunque proposta di legge anti-omofobica. Nel 2020, tuttavia, le comunità arcobaleno non gradirono affatto la sua proposta di legge per sanzionare il reato di utero in affitto, anche quando commesso all’estero. L’esito dell’emendamento Papatheu è comunque rivelativo dell’efficacia della strategia di contenimento all’interno di Forza Italia nei confronti dell’ala liberal. La libera discussione delle idee all’interno di un partito – purché sia veramente libera – porta alla prevalenza delle posizioni ragionevoli e, nell’ambito dei temi etici, al favor vitae e al favor familiae. Dinamiche e logiche, a sinistra mai conosciute.

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