COMUNICATO STAMPA DI ORGANIZZAZIONI INDIPENDENTI SERBE A FAVORE DELLA GIUSTIZIA NEL GREMBO MATERNO A FRONTE DELLA BOZZA DI SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA SULLA COSTITUZIONALITA’ DEL “DIRITTO” ALL’ABORTO
Anche se non ufficiale, la bozza di sentenza della Corte Suprema federale degli Stati Uniti d’America sul caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, trapelata pochi giorni fa, è uno degli eventi più significativi nel campo dei diritti umani prenatali degli ultimi cinquant’anni. La bozza preliminare stabilisce infatti inequivocabilmente che la Costituzione degli Stati Uniti non preveda il diritto all’aborto e che dunque la questione sia di competenza dei singoli Stati dell’Unione nordaamericana.
Condividiamo le preoccupazioni su questa fuga di notizie espresse da un’ampia parte dei cittadini statunitensi con cognizione di causa, giacché essa compromette lo svolgimento regolare del processo giuridico, ponendo notevolmente sotto pressione i giudici della Corte Suprema. Tuttavia le nostre organizzazioni, che aiutano le donne che vivano gravidanze non pianificate e che si battono per la giustizia prenatale, gioiscono di di speranza poiché il dibattito ora in corso su questi temi nelle società di tutto il mondo, e dunque anche in Serbia, sarà più profondo e si baserà su fatti scientifici, giuridici e bioetici.
È nostra convinzione profonda che i diritti delle donne e degli uomini non siano in conflitto con i diritti umani del bambino non ancora nato. La maggior parte dei Paesi del mondo riconosce almeno due parti rilevanti in un caso di interruzione volontaria della gravidanza e i contesti giuridici internazionali permettono agli Stati ampi margini di azione per cercare l’equilibrio tra le due. L’opinione preliminare e non ufficiale della Corte Suprema degli Stati Uniti lo testimonia chiaramente e si basa proprio su questo. Gli Stati Uniti hanno sottoscritto la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, e siamo certi che i giudici della Corte Suprema ne siano ben consapevoli.
Riteniamo importante sottolineare pure che non vi sia consenso, dentro la società statunitense, sui diritti prenatali. Ovvero che quasi la metà delle donne statunitensi sostiene il diritto alla vita prenatale. Sei cittadini statunitensi dieci sono favorevoli a fissare il limite per l’aborto alla 12esima settimana di vita nel bimbo nel grembo materno e questo di fatto si contrappone a quanto stabilito dalle famose, e adesso ufficiosamente contestate, decisioni nei casi Roe v. Wade e Planned Parenthood v. Casey.
Ci rallegriamo delle reazioni delle organizzazioni statunitensi e dei numerosi sostenitori della giustizia prenatale, che, quasi all’unanimità, si sono concentrate, non appena la bozza è trapelata, sul sostegno alle donne e alle famiglie, e questo sia nella pratica della vita reale sia negli aspetti giuridici, fornendo un’assistenza economica, sanitaria e giuridica più efficiente. Il nostro impegno resterà concentrato nella creazione di una rete di supporto per le donne in attesa che vivano momento di crisi e per le loro famiglie, favorendo al contempo un clima di dialogo positivo che si basi sull’evidenza sulla giustizia prenatale.
- Centro per bambini
- Centro per la difesa della famiglia
- Fronte etico
- Un posto per me
- Pro-Life Belgrado
- Salvare i bambini
Le associazioni firmatarie sono formate da cittadini privati, non dipendono dal governo e sono senza scopo di lucro, operando per la tutela dei diritti umani prenatali, per la protezione della salute riproduttiva delle donne e per il dialogo sociale.