Lapidata e bruciata in Nigeria perché cristiana

Era una studentessa e tutto è successo nel collegio dove studiava perché accusata di avere bestemmiato Maometto

Deborah Yakubu

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Nel quasi totale silenzio dei media in Nigeria la mattanza dei cristiani continua e a farne le spese sono spesso le giovani donne. La vittima più recente è Deborah Yakubu, una studentessa dello Shehu Shagari College of Education. che è stata lapidata, e il suo corpo dato alle fiamme, nella scuola.

Alle origini della tragedia ci sarebbe un diverbio, avvenuto online, con alcuni studenti musulmani, secondo i quali Deborah avrebbe bestemmiato il profeta Maometto.

L’episodio si sarebbe verificato durante il mese del Ramadan, quando il collegio era temporaneamente chiuso. Dopo avere visto la giovane ragazza cristiana a scuola, gli studenti musulmani presenti l’hanno circondata e hanno iniziato a colpirla con delle pietre fino a farla cadere a terra. Accertatisi della morte di Deborah, gli aggressori ne hanno poi bruciato il corpo.

La condanna del vescovo

Appresa la notizia, il vescovo cattolico di Sokoto, monsignor Matthew Hassan Kukah, ha espresso tristezza per un gesto tanto disumano, condannato l’episodio in termini molto forti: «Sono terribilmente scioccato dall’episodio accaduto allo Shehu Shagari College of Education Sokoto che ha portato all’omicidio raccapricciante della signorina Deborah Yakubu, studentessa di Economia domestica». Aggiungendo: «Condanniamo questo incidente con la massima fermezza e chiediamo alle autorità di indagare sulla tragedia, assicurando che tutti i colpevoli siano denunciati».

Auspicio del vescovo è che i responsabili di questo «atto disumano», qualunque ne sia stato il movente, siano «puniti secondo la legge locale»: si tratta dell’«unico obbligo» dovuto ai «parenti stretti» di Deborah, ai suoi «compagni di e all’«autorità scolastica», sottolinea mons. Kukah.

Delitti a sfondo religioso impuniti da più di trent’anni

L’efferato omicidio è stato condannato anche dall’ex ministro dell’Istruzione, Oiageli Ezekwesili, e dall’attivista per i diritti umani Aisha Yesufu.

«Deborah si unisce tristemente alla lunga lista di coloro a cui un giorno dovrà essere data giustizia su questa Terra; non importa quanto tempo sia necessario per costruire una società in cui la vita umana sia rispettata e la dignità riconosciuta. I suoi assassini “religiosi” sicuramente renderanno conto di quel che hanno fatto. Un giorno. Sulla Terra e davanti a Dio», scrive la Yesufu.

«Possa Dio confortare la famiglia di una giovane donna che è andata per ricevere istruzione e che ha pagato con la vita solo perché un branco di assassini l’ha accusata di “blasfemia religiosa” in una “democrazia” e nel 2022», aggiunge l’attivista.

«La Nigeria si sta disgregando ogni giorno di più. Una famiglia ha appena perso una figlia perché questi atti atroci rimangono impuniti e sempre più persone continuano a praticarli», prosegue la Yesufu, che infine denuncia: «Qualcuno è mai stato perseguito per questi omicidi atroci? Già nel 1990 venni a sapere di questi atroci assasinii commessi in nome della religione, ma non ho mai sentito parlare di procedimenti giudiziari. Non possiamo continuare a produrre serial killer che, a propria volta, stanno generando ulteriori serial killer ».

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