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La terapia anti-CoViD-19 cui Trump si è sottoposto non è immorale

L’aborto, il REGN-COV2 e il valore della vita umana: un’analisi biomedica

John Di Camillo di John Di Camillo
26/10/2020
in Politica, Vita
1.1k
Reading Time: 5 mins read
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La terapia anti-CoViD-19 cui Trump si è sottoposto non è immorale
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Last updated on Novembre 3rd, 2020 at 02:03 pm

Per la campagna elettorale senza esclusione di colpi in corso negli Stati Uniti d’America si è cercato di arruolare persino il nuovo coronavirus, accusando il presidente Donald J. Trump non solo di utilizzare terapie immorali, ma persino di mentire circa il proprio orientamento pro life. Qui invece si dimostra come non sia affatto vero

Per effetto del REGN-COV2, la terapia a base di anticorpi combinati, sviluppata e prodotta dalla società farmaceutica Regeneron e resa famosa dal presidente Donald J. Trump, sorgono numerose domande di natura morale a proposito dell’utilizzo di linee di cellule derivanti da aborto. Dal punto di vista morale, il REGN-COV2 è cioè un prodotto “sporco”? E se lo è, sarebbe dunque sbagliato farne uso?

Partiamo dai fatti. Anzitutto nel farmaco sperimentale REGN-COV2 somministrato ai pazienti non sono state rinvenute cellule derivate da materiali provenienti da aborti. La Regeneron afferma che il preparato è composto da due anticorpi, denominati REGN10933 e REGN10987. Inoltre, come indica correttamente il Charlotte Lozier Institute, «per produrre il medicinale non sono state usate né cellule staminali derivate da embrioni né tessuti di feti umani». Gli anticorpi sono stati infatti prodotti per la prima volta in topi modificati geneticamente. La produzione degli anticorpi combinati del REGN-COV2 viene compiuta in cellule ovariche di criceto cinese (OCC).

Di nuovo entra qui in gioco una distinzione importante: lo sviluppo di un farmaco ha portata più ampia rispetto alla sua produzione. L’articolo di Science che descrive lo sviluppo del REGN-COV2 fa riferimento alla linea cellulare HEK293T. Si tratta di una derivazione dalla HEK293, una linea cellulare creata negli anni 1970 dal tessuto renale di un feto femminile proveniente da aborto elettivo. L’HEK293T è stata usata per creare pseudoparticelle “spike” di SARS-CoV-2 basate sul virus della stomatite vescicolare (VSV), che sono state poi utilizzate in sede di analisi per testare la capacità neutralizzante degli anticorpi della Regeneron. Tutto ciò è spiegato con dovizia di particolari nei materiali aggiuntivi annessi all’articolo. I metodi di analisi non sono stati stabiliti dalla Regeneron, ma sono stati seguiti con talune modifiche.

In breve la Regeneron né ha usato né usa alcuna linea cellulare derivata da aborti per produrre il REG-COV2, ma l’HEK293T ha preso parte al suo sviluppo. L’efficacia del REG-COV2 contro il virus SARS-CoV-2 è stata testata utilizzando un’analisi che comprende la produzione di particelle virali in cellule di HEK293T.

La Chiesa Cattolica ha condannato la distruzione di embrioni e di feti umani finalizzati alla ricerca scientifica nell’istruzione Donum vitae, del 1987. Più di recente, nell’istruzione Dignitas personae, la Chiesa ha affermato che chi detenesse potere decisionale in campo biomedico ha il dovere di rifiutare l’utilizzo di materiali derivanti da azioni di questo genere che distruggono vita. Ciò si applica alla produzione e in generale allo sviluppo, benché sfruttare linee cellulari derivate da aborti nella produzione attuale di terapie sia più grave che usarle una volta per testare determinate proprietà. Il dovere richiamato sta infatti nella necessità  di testimoniare il valore della vita umana e di opporsi a situazioni legislative e normative ingiuste, creando e alimentando questo dubbio e di evitare qualsiasi «[…] impressione di una certa tolleranza o accettazione tacita di azioni gravemente ingiuste» (Dignitas personae, nn. 34-35).

Quindi è giusto che un malato utilizzi la miscela di anticorpi della Regeneron così come un qualsiasi altro farmaco che possa avere relazioni con linee cellulari derivanti da aborti nelle fasi di verifica del suo sviluppo? Il valore della vita umana ci impone di proteggere e di promuovere la salute, benché questo non possa mai avvenire attraverso azioni immorali. Utilizzare terapie sviluppate grazie a materiali ottenuti da aborti compiuti nel passato non è di per sé sbagliato. Non comporta infatti l’avallare o l’incoraggiare il modo in cui quei materiali siano stati ottenuti, benché il pericolo che qualcuno possa ingiustamente far leva sulla necessità di tali terapie per invocare un maggior numero di aborti sia reale. Emergenze sanitarie gravi possono insomma rendere possibile l’uso di terapie sviluppate usando materiali ottenuti attraverso aborti avvenuti in passato (vedi DP, n. 35). La terapia a base di anticorpi combinati della Regeneron potrebbe essere dunque usata legittimamente se la ragione è seria.

L’ammonimento decisivo, tuttavia, è il dovere corrispondente di opporsi alla ricerca e allo sviluppo biomedici che impieghino linee cellulari derivate da aborto, favorendo lo sviluppo di materiali alternativi che non presentino tali connessioni. Questo perché l’imperativo morale è mobilitare le coscienze a difesa della dignità della vita umana e contro la crescente indifferenza verso l’aborto, la distruzione di embrioni umani e altre azioni malvagie insiste nell’uso di materiali biologici (vedi DP, n. 35). In altre parole, l’energia morale deve essere diretta a trasformare le menti e i cuori impegnati nella cultura biomedica e politica attraverso un’opera di sradicamento graduale tanto quanto deciso di ogni possibile legame con azioni sbagliate si siano commesse nel passato, senza sabotare pericolosamente la vita e la salute nel presente.

Questo porta i critici a un paradosso dinamico e a un ostacolo. Da un lato si deve infatti testimoniare la dignità della vita umana usando le terapie disponibili, nonostante il rapporto di queste con materiali originati in passato da aborto o da distruzione di embrioni, quando non vi siano alternative ragionevoli migliori e la necessità sia abbastanza seria. Dall’altro tale pratica in realtà intensifica l’appello a opporsi attivamente e a voce alta all’uso odierno e futuro di linee cellulari originate in modo immorale, così come a qualsivoglia legge, politica, normativa e standard industriale che consenta l’aborto, la ricerca sulle cellule staminali appartenenti a embrioni umani, la violazione del consenso informato, lo sfruttamento del corpo umano e altri errori gravi. Questa opposizione è positiva sia per la dignità dell’uomo sia per il progresso scientifico, sposandosi bene con la ricerca e con la promozione di metodi e materiali innovativi.

Anche attraverso le terapie esistenti, come il REGN-COV2, e attraverso il lavoro cruciale di trasformazione della ricerca e dello sviluppo in campo biomedico, sia ora sia per il futuro, è possibile cioè affermare infatti con chiarezza il valore della vita.


 

 

Tags: AbortoCoViD-19Donald J. Trump
John Di Camillo

John Di Camillo

John A. Di Camillo, PhD, BeL, è membro del Centro nazionale cattolico di bioetica degli Stati Uniti. Allievo tra l'altro del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma, ha contribito alla traduzione di opere del cardinale Elio Sgreccia (1928-2019)

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