Last updated on Maggio 28th, 2020 at 12:25 pm
La scienza consente oggi di affermare senza ombra di dubbio che l’embrione umano è il frutto della fecondazione della cellula uovo femminile da parte dello spermatozoo maschile. Infatti, «il genoma dello zigote contiene già tutte le informazioni genetiche necessarie affinché il nuovo essere si sviluppi sino a raggiungere lo stadio adulto», ovvero «[…] l’identità genetica del nuovo individuo e la sua appartenenza a una specie precisa sono già determinati nel genoma»: per ciò, «se nulla di organico modifica dall’esterno il contenuto genomico dell’individuo biologico in via di sviluppo», «[…] è difficile, se non impossibile, stabilire salti nell’evoluzione della sua vita che possano costituire l’inizio di una realtà genomica differente dalla precedente». Dunque, «l’evoluzione di quell’essere è un processo biologico continuo, che dà vita alle realtà fenotipiche differenti del suo sviluppo entro l’unità viva che lo identifica come un essere umano vivente unico, dal momento in cui lo spermatozoo feconda l’uovo alla sua morte naturale».
Fondamentale è però anche comprendere ciò che determini quell’inizio e ciò che accada nei primi momenti di vita dell’embrione umano, il suo sviluppo fino all’impianto nell’endometrio uterino e la sua evoluzione a feto. I dettagli di questi meccanismi sono infatti ancora sconosciuti. La definizione della natura umana di quell’essere vivente incipiente ha infatti implicazioni bioetiche notevoli, legate non solo alla possibilità di manipolare o distruggere quegli esseri umani nelle fasi iniziali della vita a scopi sperimentali, ma anche alla loro produzione in laboratorio, in particolare quando si utilizzano tecniche di fecondazione in vitro o quando se ne ipotizzano “scopi sociali”, non ultimo quello la cosiddetta «maternità surrogata». Conception: An Icon of the Beginning, libro di Francis Etheredge, co-fondatore del Donum vitae Institute, cerca di fare luce su questi argomenti.
Il periodico scientifico Nature, l’11 settembre, ha pubblicato un paper sugli esperimenti condotti da un équipe dell’Università del Michigan di Ann Arbor in cui si descrive come un modello sperimentale di embrioni umani impianti di cellule tissutali nell’endometrio uterino che riproducono molti degli eventi chiave che si verificano durante il periodo dell’impianto reale dell’embrione umano, cioè durante la fase perimplantare. Non vi è dubbio che una migliore comprensione di tutte le fasi dello sviluppo embrionale umano sia biologicamente molto importante, ma la cosa è importante anche dal punto di vista bioetico.
A seguito della pubblicazione del famoso Rapporto Warnock ‒ il documento preparato dalla British Commission of Education nel 1978, in riferimento ai presunti bisogni educativi speciali dei bambini, ma totalmente mancante di fondamenta scientifiche biologiche ‒ è stato arbitrariamente stabilito che la vita umana inizi quando l’embrione si impianta nel corpo nella madre, circa il 14° giorno di vita. Prima l’embrione sarebbe quindi un “pre-embrione” di una “qualcosa” che non appartiene alla specie umana e pertanto potrebbe essere manipolato senza alcuna implicazione etica.
A questo proposito va notato che i primi 14 giorni di vita dell’embrione umano sono la fase in cui l’essere umano potrebbe perciò subire il maggior numero di manipolazioni. Di fatto è proprio in quei primi giorni che gli embrioni umani sono più frequentemente utilizzati come materiale di ricerca, che vengono congelati i resti della fecondazione in vitro con grande e grave perdita di vite umane, che vengono condotti gli esperimenti di ibridazione uomo-animale (molti dei quali finalizzati alla produzione di organi artificiali per il trapianto) e che vengono impiegate altre tecniche, le quali, se non ne comportano la distruzione, manipolano gli embrioni in modo assolutamente incompatibile con la loro dignità umana. Ora, il citato articolo di Nature evidenzia come, nel modello sperimentale sviluppato, vengano generate strutture sintetiche che ricordano il sacco embrionale umano, rivelando la differenziazione cellulare durante il periodo dell’impianto dell’embrione. In parole povere, gli esperimenti realizzati dall’équipe dell’Università del Michigan consentono di tornare a sollevare la questione centrale: la vita umana inizia con la formazione dello zigote oppure solo a 14 giorni di vita con l’impianto dell’embrione nella placenta? Ebbene, lo studio pubblicato da Nature rafforza la convinzione empirica scientifica da cui si è partiti, ovvero che l’embrione umano sia il frutto della fecondazione della cellula uovo femminile da parte dello spermatozoo maschile. La persona umana insorge sin dal concepimento, quindi si forma e cresce in un continuum che non lascia scampo: l’aborto è sempre un omicidio.
Commenti su questo articolo