La questione LGBT+ spacca i cristiani

Tra gli anglicani i difensori della dottrina entrano nel mirino dei progressisti

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Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:12 pm

L’ideologia gender rischia di minare, almeno Oltremanica, la tanto agognata unità tra i cristiani. Tutto nasce da un documento pubblicato dalla Chiesa d’Inghilterra, Living in Love and Faith, che si prefigge di contribuire al dibattito su «identità, sessualità, relazioni e matrimonio». Ma il documento ha invece fatto da vero e proprio detonatore, capace di sfaldare i rapporti all’interno della Chiesa anglicana, nonché fra questa e gli altri cristiani dell’isola.

Quei video che rivendicano la dottrina

Il documento, considerato aperturista sulle relazioni omosessuali, è stato infatti contestato dal Church of England Evangelical Council (CEEC). La risposta è stata quindi servita attraverso un filmato di trenta minuti, The Beautiful Story. Nel video si raccolgono una ventina di voci – laici e sacerdoti, maschi e femmine, eterosessuali e persone attratte dallo stesso proprio sesso – e il messaggio finale è questo: non si deve perdere fiducia nell’insegnamento morale cristiano. «Tocca a noi adesso essere fedeli a ciò che abbiamo ricevuto», conclude una lettera che accompagna il video. Un secondo filmato critico nei confronti di Living in Love and Faith è stato poi pubblicato sul sito Christian Concern.

La lettera di risposta

Non è finita. Il gruppo progressista Changing Attitude ha indirizzato una lettera a 34 vescovi della Chiesa d’Inghilterra noti per le posizioni pro-LGBT+ e messo in copia l’arcivescovo di Canterbury e il vescovo di Londra. Nella missiva i liberal minacciano di abbandonare il processo di dialogo in atto nella Chiesa anglicana a meno che una dichiarazione pubblica a sostegno della «piena uguaglianza delle persone LGBT+ nel ministero e nelle relazioni nella Chiesa d’Inghilterra» non venga sottoscritta da tutti i soggetti partecipanti al processo, dunque anche dagli evangelicali di The Beautiful Story.

La pressione LGBT+ sui vescovi

Per «piena uguaglianza» gli autori della lettera intendono però l’autorizzazione a «sposare partner dello stesso sesso» e a «celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso in chiesa», nonché a «benedire matrimoni e unioni civili con gli stessi parametri che si applicano ai matrimoni tra persone di sesso opposto». Cofirmatario della lettera è il reverendo Colin Coward, fondatore di Changing Attitude, il quale dichiara che i due filmati che invitano al rispetto della morale cristiana hanno «fatalmente compromesso» il processo di dialogo. Il reverendo aggiunge che i filmati «hanno sabotato le speranze e la fiducia degli anglicani LGBT+» in quanto li esporrebbero ad «abusi emotivi e psicologici».

Rapporti tesi

Ma l’amministratrice delegata di Christian Concern, Andrea Williams, non ci sta a finire sulla gogna mediatica e ha risposto così: «Non c’è nulla di offensivo nel video che abbiamo pubblicato su Living in Love and Faith. Non contiene attacchi personali e si limita a chiedere alla Chiesa d’Inghilterra di restare fedele alla concezione biblica della sessualità che la contraddistingue». La Williams ha peraltro pure ricordato che «attacchi personali» sono giunti, piuttosto, proprio da chi vorrebbe passare per vittima.

Confusione anglicana…

Il dibattito e le conseguenti spaccature nella Chiesa d’Inghilterra non sono una novità. Nel 2016 Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione Anglicana, sospese la Chiesa episcopaliana statunitense per aver ordinato, nel 2003, il primo vescovo dichiaratamente omosessuale. E poi ancora, tre anni fa, lo stesso Welby ha comminato una sanzione nei confronti del ramo scozzese della Chiesa per avere celebrato alcuni “matrimoni” omosessuali. Ultimamente, però, anche la fermezza di Welby ha iniziato a vacillare. Quasi un anno fa gli arcivescovi di Canterbury e di York si sono scusati per una dichiarazione rilasciata una settimana prima in cui si ribadiva che il sesso è consentito soltanto tra eterosessuali sposati.

…e fuga di fedeli

La confusione nella Chiesa d’Inghilterra su questi temi ha spinto alcuni vescovi a formare la GAFCON, un movimento globale che ribadisce l’insegnamento cristiano sulla sessualità. C’è dunque chi prova a resistere all’onda arcobaleno. Ma c’è anche chi invece abbandona la Chiesa anglicana approdando magari ad altri lidi: secondo una ricerca del 2018, ormai solo l’11% dei britannici si dichiara anglicano, ma tra i giovani di età compresa fra i 17 e i 22 anni il dato scende al 2%. Se la Chiesa rinuncia al proprio ruolo di voce profetica per assecondare il pensiero dominante, non c’è da stupirsi che perda attrattiva e che i fedeli si smarriscano.

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