Last updated on marzo 17th, 2020 at 09:33 am
Il 6 marzo la Commissione delle Nazioni Unite su popolazione e sviluppo ha reso pubblica la versione iniziale di una risoluzione (denominata “bozza zero”) su Popolazione, sicurezza alimentare, alimentazione e sviluppo sostenibile in vista della sua prossima sessione annuale, prevista per il 30 marzo. L’International Organization for the Family (IOF) saluta con favore gli sforzi profusi dalla Commissione per porre fine alla malnutrizione e alla fame, e in particolare loda il riconoscimento delle «speciali necessità alimentari delle giovani donne in gravidanza» (OP11). Allo contempo esorta però la Commissione a concentrarsi sulla famiglia come chiave di volta per lo sviluppo, chiedendo l’eliminazione di un certo linguaggio il cui effetto è invece proprio quello di minare la famiglia.
Delle due sole volte in cui nella bozza appare la parola «famiglia», la prima è nel contesto di un lodevole appello a porre fine al matrimonio delle minorenni e a garantire che «tutte le giovani donne abbiano l’opportunità di crescere fino all’età adulta prima di dare vita a una famiglia» (OP11). La seconda è invece drammaticamente diversa: fa infatti riferimento alla «pianificazione familiare», in un paragrafo che chiede «l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva, e ai diritti riproduttivi» (OP12). Il pericolo di questo linguaggio è stato sottolineato in una dichiarazione congiunta sulla copertura sanitaria universale, presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite l’anno scorso da ventuno Pesi: Stati Uniti d’America, Bahrein, Bielorussia, Brasile, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Guatemala, Haiti, Ungheria, Iraq, Libia, Mali, Nigeria, Polonia, Repubblica del Congo, Russia, Arabia Saudita, Sudan, Uganda, Emirati Arabi Uniti e Yemen. Tra altre cose, questi Paesi hanno dichiarato:
«Riteniamo che la salute di donne, uomini, bambini e adolescenti sostenga e migliori la salute generale delle nostre famiglie e delle nostre comunità, e che la famiglia sia l’istituzione fondamentale della società, e che dunque debba essere sostenuta e rafforzata […]. Per progredire nel modo più significativo senza indugio e senza dissenso, invitiamo rispettosamente gli Stati membri a unirsi a noi concentrandoci su argomenti che uniscono piuttosto che dividerci su elementi problematici […]. Non condividiamo i riferimenti a termini e a espressioni ambigue, quali salute sessuale e riproduttiva, diritti sessuali e riproduttivi, presenti nei documenti delle Nazioni Unite, giacché questi termini e queste espressioni possono minare il ruolo cruciale che la famiglia ha e promuovere pratiche, come l’aborto, in circostanze che non godono del consenso internazionale e che possono essere male interpretate dalle agenzie delle Nazioni Unite».
Minare la famiglia significherebbe infatti minare lo stesso sviluppo che la Commissione sta cercando di attuare, poiché, come è noto, la famiglia è «l’agente fondamentale dello sviluppo sociale, economico e culturale sostenibile» (così afferma la Dichiarazione di Doha), «lo strumento principe della trasformazione della società» (così l’ambasciatore Iftekhar Chowdhury all’Assemblea Generale il 6 dicembre 2004) e «un interlocutore centrale nel tentativo di raggiungere l’obiettivo dello sviluppo internazionale» (così la dichiarazione del Segretario generale all’Assemblea Generale il 6 dicembre 2004).
La IOF richiama inoltre l’attenzione sulla dichiarazione rilasciata dal Group of Friends of the Family alla vigilia del vertice 2015 sullo sviluppo sostenibile: «Riaffermiamo [la verità riconosciuta dalla Dichiarazione universale dei diritti umani] che la famiglia è la cellula naturale e fondamentale della società, e che ha diritto alla protezione della società e dello Stato. Riteniamo che uno sviluppo sostenibile autentico ed efficace non possa essere realizzato senza la famiglia. […] Chiediamo il sostegno sistematico della famiglia attraverso il Post-2015 Development, l’Agenda per lo sviluppo del dopo 2015». Nel momento in cui i delegati alla Commissione di quest’anno procedono alla stesura della bozza finale della risoluzione, la IOF sollecita pertanto la cancellazione del controproducente linguaggio su «salute sessuale e riproduttiva, e diritti riproduttivi», chiedendo il riconoscimento esplicito della famiglia e la sua protezione in quanto chiave indispensabile allo sviluppo.
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