Last updated on Giugno 16th, 2020 at 03:31 am
Non c’è più un angolo del mondo che non sia colpito dalla piaga della pedofilia e dalla pedopornografia, spiega don Fortunato Di Noto, presentando, via web, Bilancio di un crimine mondiale, il rapporto relativo alla situazione del 2019 curato dell’Associazione Meter.
La mappa del fenomeno, che produce profitti in crescita costante, vede quasi 7 milioni e 100mila fotografie segnalate l’anno scorso, il doppio rispetto al 2018, quando il contatore si fermò a 3 milioni e 50mila circa. Quasi stabili i video (992.300 contro 1.123.793 del 2018), in aumento invece le chat (323 contro 234) e un numero equivalente, pari a 325, di cartelle complesse in formato .rar.
Potrebbero apparire meri risultati statistici, numeri freddi e senza vita, se non si trattasse di un numero inquantificabile di fotografie e di video di bambini schiavizzati, torturati e resi oggetti erotici e sessuali. Invece occorre considerare che qualcuno ha scattato quelle immagini e ha girato quelle riprese in circostanze mostruose, per poi farle circolare e metterle in commercio. E che qualcuno spesso riesce a farla franca, nonostante le denunce dell’OS.MO.CO.P., l’Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia, che fra il 2002 e il 2019 ha inviato 61.525 protocolli, con 174.731 link segnalati alle polizie e ai server provider di riferimento. In realtà dal 2008 in poi i social network hanno aumentato lo spazio a disposizione dei pedofili. I dominii Internet di alcuni Stati, poi, indicano un intollerabile livello di tolleranza da parte delle autorità politiche locali, in una classifica che vede al primo posto l’isola di Haiti, con 640 link (dominio .ht), ma al secondo posto la Francia, con 484 link (dominio .fr) e terza, con 410 link, la Nuova Zelanda (dominio .nz).
Il male occidentale
Ma emerge anche un altro dato preoccupante, del resto rilevato pure gli anni precedenti: i grafici della geolocalizzazione dei server evidenziano che Europa e America sono la culla della maggior parte delle aziende che gestiscono i server che permettono il funzionamento di molti tra siti o piattaforme in cui si divulga materiale pedopornografico. In altre parole, per usare una metafora: le macchine (i siti) sono tutte con targhe differenti da varie parti del mondo, ma in realtà, a livello fisico, si trovano prevalentemente in Europa e America.
L’iceberg, sommerso sotto la parte emergente visibile a tutti, è il deep web, una giungla nella quale si opera e si agisce nella libertà massima, al punto che anche per le forze dell’ordine non è facile intervenire e operare tempestivamente rispetto alle tecnologie usate dai cyber-pedofili, che utilizzano link a tempo: ovvero la collezione di foto o di video con gli abusi è raggiungibile per sole 24 ore, troppo poco perché si possa intervenire. Dal 2014 il quadro dell’orrore si è del resto fatto sempre più preciso: grazie alla piattaforma di Meter per il monitoraggio della rete, la ricerca è stata potenziata, cosa che si è tradotta nella denuncia di 16.003.014 foto, 3.469.196 video, 12.610 mega archivi e 1.022 chat pedofile.
Assistere senza poter intervenire direttamente equivarrebbe a considerare ineluttabile il fenomeno e a cedere alla tentazione dell’indifferenza, nella vana speranza che non coinvolga mai noi da vicino. Al contrario, capirne le dinamiche e il funzionamento può aiutare a contrastarlo, sviluppando criteri di giudizio per la prevenzione e per la sensibilizzazione delle coscienze. Anzitutto Meter propone di sfatare il falso mito dei siti pedopornografici come un modo virtuale per soddisfare i propri desideri. In realtà i rischi di molestia e di adescamento per i minori nelle chat room sono numerosi. Infatti, sebbene vi sia una distanza fisica tra i due interlocutori, è possibile eliminare le differenze di età o quelle culturali che normalmente pongono limiti nelle relazioni dirette tra minori e adulti. Va considerato che la rete telematica, spesso, rappresenta uno strumento utile per i pedofili nella fase di contatto iniziale con i minori, in quanto permette loro, senza esporsi, di attuare forme “soft” di molestia di tipo verbale o primi approcci atti a favorire un incontro reale con il bambino.
I pericoli che la rete riserva ai più piccoli, accanto naturalmente a opportunità di crescita e di scoperta del mondo che li circonda, necessitano insomma di un’attenzione particolare da parte dei genitori. È cioè necessario che questi ultimi stiano vicini ai figli, che li guidino nel percorso all’interno della rete e che imparino a parlare il loro linguaggio per comprendere meglio i loro interessi e il loro mondo.
Cosa fa Meter
Nel 2019 Meter ha continuato a intervenire nelle realtà ecclesiali che ne hanno fatto richiesta sia per la formazione e la sensibilizzazione, sia per rispondere a richieste di aiuto e di consulenze specialistiche. Le tematiche affrontate negli incontri formativi riguardano il mondo dell’infanzia, in particolare la pedofilia e le insidie della rete. Dal 2002 a oggi sono state incontrate 85 diocesi, 13 nell’anno 2019. Meter nasce infatti come una realtà anche cattolica inserita nella vita della Chiesa Cattolica, con la quale da anni collabora in maniera sempre più sinergica e partecipata. A dimostrazione di questa collaborazione, nel 2019 è stato conferito a don Di Noto l’incarico di Referente diocesano per il Servizio Regionale Tutela Minori della Conferenza Episcopale Siciliana (CESI); inoltre la stessa lo ha nominato Responsabile dello Sportello Regionale di Ascolto.
Inoltre, accanto al web, Meter si occupa di accogliere chi soffre, attraverso un Centro Ascolto e di prima accoglienza che, negli ultimi 17 anni, ha ricevuto 10.039 telefonate e ha fornito 1.721 consulenze con presa in carico presso la sede nazionale. Nel 2019 il Centro Ascolto Meter ha accolto 142 richieste di aiuto. Chi si è rivolto a Meter per essere ascoltato e orientato proviene principalmente dal territorio siciliano (96). La rilevanza maggiore continua appunto a essere rappresentata dal territorio siciliano, indicativa della presenza della sede nazionale e dunque di una maggiore possibilità di incontro, seguita da Lazio, Calabria e Lombardia. Nel 2019 è stato possibile osservare la presenza di nuove tipologie di disagio, una parte delle quali è legata alla sfera sessuale, in particolare la presenza di richieste d’aiuto per parenti inseriti in gruppi settari a sfondo sessuale. L’altra parte è collegata alle nuove tecnologie, in particolare al fenomeno degli hikikomori, i ragazzi che decidono di escludersi dal mondo e di rinchiudersi nella propria camera, anche per mesi o per anni, con l’unica compagnia degli strumenti tecnologici e della rete Internet.
Commenti su questo articolo