La ellaOne è maschilista

La “pillola dei 5 giorni dopo” resta acquistabile senza ricetta anche per le minorenni, con gravi rischi per la salute

La ellaOne, nome commerciale del farmaco a base di principio attivo Ulipristal acetato, cioè la cosiddetta «pillola dei 5 giorni dopo», è arrivata in Italia nel 2012. Per acquistarla era necessario esibire la prescrizione del medico e un test di gravidanza con esito negativo. Ancora nel 2015 la ricetta del medico era necessaria, indipendentemente dall’età della donna che ne facesse richiesta, ma dal 9 maggio di quell’anno l’obbligo è stato mantenuto solo per le ragazze minorenni.

Fra gennaio e ottobre del 2016 ne sono state vendute 200.507 confezioni, cioè 660 al giorno, configurando un vero e proprio boom. A partire dal 2020, anche le giovani e le giovanissime, le ragazze minorenni, hanno potuto acquistarla liberamente, senza obbligo di ricetta, di test di gravidanza, tantomeno senza essere costrette a informare mamma e papà.

Già allora «iFamNews» se ne era interessata, preoccupata soprattutto di capire se si trattasse di un farmaco anticoncezionale, ancorché d’emergenza, oppure abortivo. «Siamo di fronte a un doppio inganno», rispondeva il professor Bruno Mozzanega, specialista in Ginecologia e ostetricia dell’Università di Padova, facendo riferimento alla cattiva informazione che verrebbe fatta in merito alla ellaOne, presentata come un anti-ovulatorio. «In realtà la donna ovula regolarmente quando assume il farmaco nei giorni più fertili del ciclo. Si tratta di un anti-nidatorio, perché rende inospitale l’endometrio», aveva chiarito. Dunque questa pillola non è un anticoncezionale comune, bensì un post-concezionale. «Gli anticoncezionali impediscono il concepimento senza interferire con l’annidamento; se si utilizzano ormoni (la pillola tradizionale) vanno assunti tutti i giorni del mese, mentre i contraccettivi d’emergenza impediscono l’annidamento dell’embrione, del figlio».

La pensa invece diversamente il Consiglio di Stato, confermando, pochi giorni fa, la decisione del TAR del Lazio di giugno dell’anno scorso, che rigettava il ricorso, guidato dal Centro Studi Rosario Livatino, di alcune associazioni pro-life tra cui i Medici cattolici italiani, il Family Day, l’Associazione Pro vita e famiglia e il Movimento per la vita italiano, contro la decisione di liberalizzarne la vendita a chiunque, senza ricetta.

Secondo i giudici di Palazzo Spada, infatti, «il farmaco EllaOne non deve essere confuso con il regime farmacologico usato per l’interruzione volontaria della gravidanza. Il meccanismo d’azione della pillola dei cinque giorni dopo è antiovulatorio, vale a dire che agisce prima dell’impianto dell’embrione. Nessuna violazione della normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza è quindi configurabile».

«Inoltre», scrive il Corriere della Sera, «per il Consiglio di Stato la decisione di Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, di consentire l’acquisto della pillola a minorenni e senza ricetta è legittima “non ponendosi l’eliminazione della prescrizione medica in contrasto da un lato con il diritto del minore ad una corretta informazione e dall’altra con il diritto dei genitori o di chi ne fa le veci a sostituirsi al minore”».

Deresponsabilizzazione totale

No, per carità, meglio che gli adulti non intervengano se una ragazzina di 14 anni bombarda il proprio corpo di «modulatori selettivi del recettore del progesterone», “magari” anche più di una volta, “magari” anche più volte all’anno, per anni, utilizzando la mancetta data dai nonni per comprare la ellaOne.

Perché l’Ulipristal acetato non è acqua fresca, al punto che la scienza medica e l’EMA, l’Agenzia europea per i farmaci, mettono in guardia rispetto ai gravi rischi per esempio di danni epatici legati all’utilizzo di un principio attivo destinato in origine, e con effetti collaterali da valutare, alla terapia dei fibromi uterini nelle donne in fase di pre-menopausa.

Invece, senza neppure la ricetta possono comprarlo le ragazzine, che ne fanno uso con una frequenza preoccupante. Le testimonianze delle ostetriche, che spesso si occupano di educazione sessuale o «all’affettività» nei consultori e nelle scuole, in questo senso lasciano senza parole.

Rachele Sagramoso, ostetrica, autrice, offre via «iFamNews» una chiave di lettura importante. «È inutile nascondersi: le donne e soprattutto le ragazzine oggi non sanno un bel nulla della propria fisiologia. Non sanno quando ovulano, non sanno quando sono fertili e non sanno quando invece non lo sono. E non me le immagino proprio, queste adolescenti, a leggersi il bugiardino della ellaOne per verificare che, per esempio, se soffrono di asma non possono assumerla, a meno di correre gravi rischi per la salute».

«Nel 2020 la giornalista Milena Gabanelli, che direi non si possa accusare di essere una bigotta, ha realizzato un servizio sulla pillola dei 5 giorni dopo», continua la Sagramoso. «Fra i molti argomenti che ha presentato, ha sottolineato una questione a mio avviso cruciale. Da quando la EllaOne è disponibile in Italia, sono diminuiti gli acquisti di preservativi. Ora, non sto certo sponsorizzando l’uso dei preservativi, come non non lo fa ovviamente «iFamNews». Sto solamente dicendo che questo dato significa solo e soltanto una cosa: la deresponsabilizzazione ulteriore degli uomini e dei ragazzi, che hanno a disposizione uno strumento in più per non doversi preoccupare senza fastidi di gravidanze “indesiderate”. Basta una pillolina da far assumere dopo alla ragazzina di turno, nel frattempo “mi diverto”. Altro che progresso e tutela delle ragazze, questo è maschilismo puro, questa è vera e assoluta im-parità di genere».

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