Last updated on Ottobre 25th, 2020 at 03:28 am
D’ora in poi una ragazza minorenne potrà entrare in farmacia e acquistare una confezione di «ellaOne», conosciuta come «pillola dei cinque giorni dopo», senza problema alcuno. L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), infatti, ha tolto l’obbligo di esibire al farmacista la prescrizione medica anche per le giovani di età inferiore a 18 anni, dopo che nel 2016 era stato tolto quello per le maggiorenni.
L’informazione ingannevole
La trasformazione di questa pillola in farmaco da banco, alla stregua di una caramella balsamica, è passata sottotraccia rispetto agli altri temi sanitari che catalizzano le attenzioni mediatiche in questa fase. Eppure si tratta di una delicata questione che coinvolge la vita del concepito e la salute della donna. «Siamo di fronte a un doppio inganno», dice il professor Bruno Mozzanega, specialista in Ginecologia e ostetricia dell’Università di Padova, a “iFamNews”. Il medico fa riferimento alla cattiva informazione che verrebbe fatta in merito all’«ellaOne», presentata come un anti-ovulatorio. «In realtà la donna ovula regolarmente quando assume il farmaco nei giorni più fertili del ciclo. Si tratta di un anti-nidatorio, perché rende inospitale l’endometrio», chiarisce.
Dunque, questa pillola non è un comune anticoncezionale, bensì un post-concezionale. La distinzione non è un mero esercizio verbale. «Gli anticoncezionali impediscono il concepimento senza interferire con l’annidamento; se si utilizzano ormoni (la pillola tradizionale) vanno assunti tutti i giorni del mese, mentre i contraccettivi d’emergenza impediscono l’annidamento dell’embrione, del figlio». Significa che sono farmaci abortivi. «Lo afferma del resto il documento dell’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali, del 2009 che rende la “ellaOne” commercializzabile», rileva il prof. Mozzanega. Secondo il medico, «la falsa informazione lede il diritto fondamentale della donna a essere correttamente informata per poter esprimere un consenso valido e, quindi, ne vìola la libertà di scelta».
I rischi per la salute
Non solo un’informazione ingannevole. Ma anche «un’esposizione a una sostanza nociva per la salute delle donne». Il docente dell’Università di Padova annota che sulla scheda tecnica di «ellaOne» non c’è traccia di avvertimenti «sull’eventualità di rischi epatici» né sulla «necessità di controllo medico». Entrambe le diciture, invece, sono presenti nella confezione dell’Esmya, un farmaco usato quotidianamente per trattare fibromi uterini che, spiega Mozzanega, «è stato tolto dal commercio un mese fa dall’EMA perché otto donne sono dovute ricorrere a trapianto acuto di fegato e una è morta». Il principio attivo dell’Esmya è l’ulipristal acetato, lo stesso dell’«ellaOne». «Va sottolineato», prosegue, «che una di queste donne ha subito tali danni dopo aver assunto un quantitativo di ulipristal acetato inferiore a quello che c’è nell’“ellaOne”, ossia da tre a venti giorni di terapia, che equivalgono a una o due pillole di “ellaOne”».
C’è un altro aspetto che il prof. Mozzanega sottolinea: «Si è potuto stabilire il nesso tra Esmya ed effetti tossici perché tutte le donne avevano assunto il medicinale sotto prescrizione medica, dunque si è risaliti al loro quadro farmacologico. Nel caso di “ellaOne”, invece, non essendoci prescrizione, sarà impossibile risalire in caso di incidenti analoghi». Il ginecologo, che al tema ha dedicato uno studio pubblicato sul sito della Sipre, la Società italiana procreazione responsabile, di cui è presidente, conclude: «Siamo di fronte dunque a un doppio inganno nei confronti della donna. Le viene somministrata una informazione non veritiera in un ambito, quello della procreazione, a elevatissimo impatto esistenziale. Inoltre, la si espone ingiustificatamente a rischi per la salute, senza dirglielo. In tutto ciò, l’adolescente è ancora più vulnerabile».
Per approfondimenti scientifici, si rinvia al sito: https://sipre.eu/language/it/
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