Last updated on Febbraio 26th, 2020 at 12:28 pm
La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) è stata istituita nel 1959 a Strasburgo per assicurare il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo. È l’arbitro e il giudice, in Europa, di ciò che di più inviolabile attenga alla persona umana. Per definizione è un’istituzione specchiata, al di sopra di ogni sospetto, scevra da ogni influenza e dedita totalmente alla causa.
Ma cosa succederebbe se invece la CEDU fosse ostaggio di questo o di quell’interesse di parte? Succederebbe che i cittadini europei non avrebbero più il tribunale di ultima istanza atto a far valere i propri diritti e a difendere le proprie libertà fondamentali. Succederebbe che i cittadini europei, invece di essere tutelati in ciò che vi è di più inviolabile nella persona umana, verrebbero svenduti al mercato del più forte e sacrificati sull’altare degli interessi partigiani.
Per questo motivo fondamentale il rapporto realizzato dallo European Centre for Law & Justice (ECLJ) di Strasburgo e intitolato Les ONG et les juges de la CEDH, 2009-2019, disponibile anche in lingua inglese e in lingua spagnola, è devastante. L’ECLJ è una ONG internazionale che si occupa della promozione e della protezione dei diritti umani e della libertà religiosa nel mondo. Dal 2007 gode dello status di Consulente Speciale al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite dell’Organizzazione delle Nazione Unite. Il rapporto in questione è stato redatto da Grégor Puppinck, PhD, direttore dell’ECLJ nonché membro del Comitato di esperti per la riforma della CEDU, e da Delphine Loiseau, ricercatrice associata sempre all’ECLJ. Ebbene, le sue pagine presentano un caso clamoroso di conflitto d’interessi.
L’indagine che ha prodotto il rapporto, scrupolosa, durata sei mesi, prende in considerazione il decennio 2009-2019 e i 100 giudici permanenti che compongono la Corte. Tra questi giudici ne individua 22, poco meno di un quarto dell’assise, che presentano legami con sette ONG: prima di diventare giudici della CEDU ne erano infatti collaboratori o persino dirigenti. Le sette ONG in questione sono (in ordine alfabetico) l’A.I.R.E. Centre (Centro per i diritti individuali in Europa), Amnesty International, la Commissione Internazionale dei Giuristi, la rete di comitati e fondazioni Helsinki, Human Rights Watch, Interights (Centro internazionale per la protezione giuridica dei diritti dell’uomo) nonché il network denominato Open Society Foundations e le sue diverse branche, in particolare l’Open Society Justice Initiative.
Minacciata l’indipendenza della Corte
Dei 22 giudici legati a queste sette ONG 12 presentano rapporti diretti con Open Society, che quindi, di quelle sette ONG, è quella a cui afferisce il numero di giudici maggiore di detto gruppo. Non è peraltro un segreto. Basta, come hanno fatto Puppinck e la Loiseau, sfogliare le biografie dei giudici, disponibili sul sito dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE). Del resto le sei ONG identificate nel rapporto oltre a Open Society sono tutte finanziate da Open Society.
Ancora, 18 di quei 22 giudici hanno presenziato a casi presentati o sostenuti da Open Society. Nei dieci anni presi in considerazione il rapporto individua infatti 88 casi problematici. Ma ne ha osservati molti, molti di più. Puppinck lo dice apertamente ad “iFamNews”: «Definiamo senza mezzi termini “problematici” quegli 88 casi perché lì il legame fra alcuni dei giudici interessati e le ONG identificate è palese, visibile a occhio nudo. Ma vi sono numerosi altri casi. Sono casi in cui il legame far giudici e ONG è indiretto, e i legami indiretti nel rapporto non vengono presi in considerazione. In più ci sono altri casi, quelli in cui le NGO operano nemmeno indirettamente, ma addirittura dietro le quinte».
Ora, il punto nodale qui è l’indipendenza della Corte e la trasparenza del suo operato. I giudici della CEDU dovrebbero essere liberi da ogni legame con qualsiasi ONG affinché l’autonomia del loro giudizio possa essere garantita sempre e in ogni circostanza. Chiunque siano le ONG che presentano legami con i giudici della CEDU, diretti o indiretti, palesi o nascosti, qualunque cosa pensino le ONG con cui quei giudici hanno legami, semplicemente quei legami non dovrebbero esistere. L’imparzialità della Corte europea dei diritti dell’uomo, nientemeno che di essa, è cioè a rischio, e forse anche qualcosa di più.
«La situazione grave che il nostro rapporto evidenzia», spiega sempre Puppinck ad “IFamNews”, «ha natura duplice. Pone infatti sia un problema tecnico sia un problema etico. Quanto al problema tecnico, il fatto che una realtà privata sia pesantemente presente dentro una istituzione pubblica è una cosa grave, ancora di più se la cosa poi non è pubblica. Quanto al problema etico, l’accento va sul palese conflitto d’interessi che si staglia».
Aborto e transgender
Puppinck sottolinea quindi un altro elemento molto importante. «Sia ben chiaro», dice: «noi non abbiamo iniziato le ricerche che poi si sono concretizzate nel nostro rapporto a caccia di questa o di quella ONG, come per partito preso, tanto meno di Open Society. Abbiamo semplicemente iniziato il nostro studio per appurare l’indipendenza della CEDU e solo alla fine dei nostri lavori ci siamo resi conto del peso enorme che Open Society esercita sulla CEDU. Il punto vero è l’influenza che una ONG sui giudici esercita, una ONG qualsiasi, non certo chi sia o cosa pensi quella ONG. Nel nostro rapporto non facciamo menzione delle iniziative o dell’ideologia che anima Open Society. Nel rapporto questo non ci interessa».
Cristallino. Tutti però sappiamo chi Open Society sia, la rete di organizzazioni del milionario George Soros che nel mondo propaganda e finanzia la mentalità abortista e la cultura transgender. È gravissimo che una ONG, qualsiasi ONG, minacci l’indipendenza di giudizio della CEDU. Che a farlo poi sia Open Society è assolutamente inammissibile proprio perché Open Society è Open Society. Questo il rapporto dell’ECLJ non lo dice, ma “iFamNews” sì. A fronte di questi fratti gravi l’ECLJ promuove quindi una petizione in francese e in inglese indirizzata al presidente dell’APCE, Rik Daems, per chiedere che l’indipendenza della CEDU venga prontamente ristabilita, annullando qualunque pressione sui giudici venga esercitata da parte di qualunque ONG, e “iFamNews” invita i propri lettori di qualsiasi lingua e Paese a firmare quella petizione giacché concorda con l’ECLJ: bisogna impedire che qualsiasi ONG condizioni l’operato della Corte sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo in special modo perché la ONG che preme sulla Corte è Open Society. La mentalità abortista e la cultura transgender sono infatti nemici dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo.
Commenti su questo articolo