C’è un pericolo imminente all’ONU: l’esperto ‘indipendente’ sull’orientamento sessuale e le identità di genere dichiara pericolose le “narrazioni religiose” che “reprimono la diversità sessuale e di genere e promuovono norme eteronormative”. Attenzione, se ne parla poco ma l’ONU avanza nel tentativo di usare le politiche LGBTI per plasmare i cardini delle dottrine religiose, inclusa quella cattolica e quelle cristiane.
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ascolterà a giugno (durante la sua 53a sessione) un rapporto sulle “contraddizioni percepite” tra la libertà di religione o di credo e la protezione contro la violenza e la discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere (note come SOGI -sexual orientation and gender identity). L’esperto ‘indipendente’ delle Nazioni Unite per la protezione contro la violenza e la discriminazione basata sui SOGI, Victor Madrigal-Borloz , ha concluso la raccolta di opinioni sulla bozza del suo rapporto chiuso lo scorso 15 gennaio.
L’obiettivo del rapporto finale sarà quello di “fornire narrazioni legali e politiche” su come i diritti LGBT e la libertà di religione o di credo (FoRB – freedom of religion or belief) si relazionano tra loro, inoltre il documento “formulerà raccomandazioni agli Stati e alle altre parti interessate affinché rispettino pienamente i loro obblighi in materia di diritti umani internazionali per proteggere e mettere le persone LGBT+ in condizione di perseguire la felicità, esercitare e godere di tutti i loro diritti umani”. Nei suoi commenti, l’esperto dell’ONU parla di “narrazioni religiose e spirituali” che sono state “storicamente utilizzate per promuovere, consentire e condonare la violenza istituzionale e personale e la discriminazione contro gli individui sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere (reale o presunta); reprimere la diversità sessuale e di genere e promuovere norme cisgender ed eteronormative sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”.
Da parte sua il Religious Freedom Institute (RFI), ha messo in chiaro come i “sostenitori delle politiche ‘SOGI’ tendono a caratterizzare qualsiasi rifiuto di affermare espressioni o comportamenti ‘SOGI’ come un’ingiusta ‘discriminazione’. Di conseguenza, la politica ‘SOGI’ può essere usata in modo ampio contro persone e istituzioni religiose. Le Nazioni Unite dovrebbero fare attenzione a “dare a tale politica un’espressione giuridica internazionale” perché “quando la politica ‘SOGI’ viene promulgata, spesso consente l’uso della coercizione governativa contro individui e istituzioni religiose dissenzienti, mettendo a rischio la loro libertà religiosa”. “Occorre affermare con forza che tutte le persone sono degne di essere protette dalla violenza e dalla discriminazione ingiustificata. Tuttavia, le istituzioni internazionali, in particolare le Nazioni Unite, devono astenersi dall’infondere la politica “SOGI” nel diritto internazionale come mezzo per raggiungere il conformismo nelle aree dell’antropologia e della morale sessuale”, o addirittura allo scopo di influire su modifiche dottrinali proprie delle autorità religiose e delle chiese.
Ci auguriamo che gli esperti delle Nazioni Unite tengano conto dell’articolo 18, paragrafo 3, del ‘Patto internazionale sui diritti civili e politici’ che prevede limitazioni specifiche e limitate alla “libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo”. Il diritto all’autonomia delle istituzioni religiose non è una manifestazione. Non può essere limitato nella misura in cui l’autonomia dottrinale e organizzativa è essenziale per l’identità e la sopravvivenza del gruppo. Qualsiasi limitazione di questo tipo, chiesta o immposta dall’ONU a favore della ideologia LGBTI, è una violazione del diritto umano ed internazionale alla libertà di religione o di credo.