Domani, 22 gennaio 2022, ricorrono i 49 dell’aborto non-illegale negli Stati Uniti d’America. Ma come ci si è arrivati?
Roe v. Wade – di cosa trattava il caso?
Nel giugno 1969, l’allora 21enne Norma McCorvey, che viveva a Dallas, Texas, scoprì di essere incinta per la terza volta. Il primo dei bambini che aveva dato alla luce era stato cresciuto dalla madre di Norma e il secondo era stato dato in adozione. Alla terza gravidanza gli amici di norma le avevano consigliato di abortire, convincendola della perfetta legalità di quella procedura in Texas nei casi di stupro. In realtà la legge del Texas prevedeva l’interruzione della gravidanza solo nei casi in cui la vita della madre fosse anche in pericolo. A quel punto la McCorvey ha cercato di abortire illegalmente, ma non vi è risucita giacché la struttura di cui intendeva servirsi aveva nel frattempo chiuso i battenti.
Norma ha allora deciso di intraprendere un’azione legale rivendicando il “diritto” all’aborto, patrocinata da due avvocati, Linda Coffee e Sarah Weddington. Ma il bimbo che Norma portava in grembo è venuto alal lcue prima che il procedimento giungesse a conclusione.
La battaglia giudiziaria per la vita del nascituro
Nel 1970 Norma McCorvey, con lo pseudonimo di «Jane Roe», presentò una petizione alla Corte distrettuale del Texas al fine di ottenre la dichiarazione di incostituzionalità il divieto di aborto. Del caso si occupò il procuratore distrettuale di Dallas, Henry Wade. A fianco della McCorvey si costituirono il medico James Hubert Hallford, che già stava difendendosi dall’accusa di avere praticato aborti, e la coppia John e Mary Doe, i quali sostenevano che la nuova gravidanza di Mary ne avrebbe seriamente minacciato la vita.
La Corte distrettuale respinse comunque la richiesta, giudicando «Jane Roe» non in grado di avanzare queste richieste in ragione dei propri precedenti e della sua posizione procedurale non chiara. Fu allora che la donna decise di appellarsi alla Corte Suprema fededale, sostenendo che la legge dello Stato del texas l’avesse costretta a partorire. È il noto caso Roe v. Wade.
La Corte Suprema si pronunciò il 22 gennaio 1973. Con 7 voti a favore e 2 contrari dichiarò che le leggi anti-aborto in vigore in Texas fossero incompatibili con la Costituzione federale degli Stati Uniti. Secondo la Corte Suprema, infatti, i singoli Stati dell’Unione avevano facoltà di varare leggi a protezione della vita dei bimbi non ancora nati, ma questo non deve interferire con il diritto costituzionale della donna di decidere se avere un figlio o se interrompere una gravidanza, poiché questo diritto appartiene alla sfera puramente privata, sfera con cui lo Stato non deve interferire. Pertanto la libertà di abortire durante i primi 3 mesi di vita del bimbo nel grembo materno, sostenne la Corte Suprema, non poteva (non può) venire compromessa. I singoli Stati, aggiunse, hanno il diritto di regolare ciò che è lecito fare nei 3 mesi successivi. E durante gli ultimi 3 mesi, concluse, l’interruzione della gravidanza può essere vietata. La sentenza travalicò i confini del Texas ed ebbe efeftto nell’intero Paese.
Le implicazioni
Dopo la sentenza della Corte Suprema, il numero degli aborti eseguiti negli Stati Uniti è aumentato enormemente. Si stima che nel 1967 ci siano state 800mila interruzioni volontarie di gravidanza, in gran parte illegali. Nel 1980 ve gli aborti erano già 1,6 milioni. Ma non è tutto, poiché un numero di donne sempre maggiore ha poi deciso di abortire anche prima dell’ottava settimana di vita del piccolo nel proprio ventre.
L’aborto americano oggi
Secondo la legislazione oggi vigente negli Stati Uniti, l’aborto è legale, ma i singoli Stati hanno il diritto di specificare regole per la sua esecuzione nel secondo e nel terzo trimestre di vita del piccolo. Coem detto, questo concetto affonda le radici proprio nella setenza a conclusioen del caso Roe v. Wade del 1973 e quindi nella sentenza successiva che chiuse il caso Planned Parenthood v. Casey del 1992.
Tuttavia in tempi recenti diversi stati dell’Unione hanno messo in campo diversi tentativi per rendere più difficile accedere all’aborto. Il 1° settembre 2021 il Texas ha varato una delle leggi più restrittive mai approvate in tutti gli Stati Uniti. La legge texana proibisce infatti l’aborto una volta venga viene rilevato il battito cardiaco del bambino nel grembo materno, cosa che accade circa alla sesta settimana di vita del piccolo. Anche il governatore della Florida ha presentato una proposta legislativa analoga. E in Ohio si cerca di andare persino oltre: nel novembre 2021 è stata approvata una legge che stabilisce che, indipendentemente da qualsiasi altra legge di segno contrario, nessuna persona può intenzionalmente eseguire o tentare di eseguire un aborto.
Commenti su questo articolo