Il moltiplicarsi dei casi di persone che, in Canada, davanti all’impossibilità finanziaria di accedere alle cure palliative scelgono il suicidio assistito, dovrebbe già essere sufficiente a dimostrare come la scelta eutanasica imposta dal governo sia fondamentalmente sbagliata, oltre che «intrinsecamente malvagia».
Ora, però, si aggiungono i dati, derivati dall’analisi di sei anni di applicazione del testo di legge denominato Medical Help in Dying (MAID), in vigore dal giugno 2016, a seguito della sentenza della Corte Suprema Carter vs. Canada del 2015. Nel 2021, inoltre, […] è stata approvata un’altra legge, denominata Bill C-7, che liberalizza ulteriormente i parametri, eliminando il concetto di morte “ragionevolmente prevedibile” e il requisito di “terminale”. Oggi, in Canada, può quindi richiedere la “morte assistita” chiunque soffra di una malattia o di una disabilità che non può essere alleviata in condizioni ritenute accettabili”».
Il punto è che tali «condizioni ritenute accettabili costano», e il sostegno economico che lo Stato ha destinato al MAID erode i fondi già scarsi previsti per le cure palliative, tenuto conto fra l’altro che la possibilità di accedere al «suicidio assistito» è stata introdotta non solo in strutture specialistiche, bensì anche nei reparti riservati alle cure palliative e negli hospice. Ciò ha generato confusione negli ospiti, seppure «[…] solo il 5% delle persone seleziona il MAID e il 95% vorrebbe stare bene fino alla morte naturale», come afferma il dottor Neil Hilliard, medico specialista delle cure palliative di Abbotsford, nella British Columbia.
Ma non solo. Leonie Herx, docente, medico responsabile delle cure palliative del Queen’s College di Kingston, nell’Ontario, e già presidente della Canadian Society of Palliative Care Physicians (CSPCP), ha testimoniato davanti alla Commissione parlamentare mista incaricata di valutare la normativa in vigore a proposito di «suicidio assistito». La Herx ha affermato davanti alla Commissione che solo una percentuale che oscilla tra il 30% e il 50% dei canadesi che desiderano cure palliative possono ottenerle, e solo pochi, circa il 15%, hanno accesso a cure palliative specialistiche. Ciò genera evidentemente sconforto nei pazienti, che si sentono un peso per sé, per i propri cari, per la società, compiendo talvolta una scelta eutanasica che nulla ha a che fare con la tanto decantata autodeterminazione di sé.
Anche il personale medico e gli infermieri che si dedicano con impegno e passione alle cure palliative stanno soffrendo di questa situazione, «[…] a causa della partecipazione forzata al MAID dovuta alle autorità sanitarie, che impongono che il MAID sia offerto negli hospice e insieme ai protocolli di cure palliative, pena la perdita dei finanziamenti», ha affermato la dottoressa Herx. «Ciò rende frequenti il licenziamento e il prepensionamento da parte del personale delle cure palliative, accentuando e accelerando la già importante scarsità di medici specialisti» in tali cure.
Si è espresso davanti alla Commissione parlamentare anche il dottor Ebru Kaya, professore associato nella divisione di Medicina palliativa e presidente attuale della CSPCP. Il medico ha raccomandato che «suicidio assistito» e cure palliative rimangano assolutamente «distinti e separati», altrimenti a subire la sorte peggiore sarebbero certamente le seconde.
«Chiediamo con urgenza finanziamenti per le domande di cure palliative», ha continuato, «che potrebbero essere amministrate e finanziate separatamente dal MAID, in modo da non competere per fonti simili. Molte strutture hanno dovuto deviare le loro fonti già scarse per sostenere quelle che operano nel campo del MAID. Ciò ha reso molto più difficile offrire cure palliative, quando ci sono gravi carenze di consulenti di cure palliative in tutto il Paese e, per questo motivo, i malati hanno ancora meno probabilità di accedere a tali cure».
Commenti su questo articolo