Last updated on marzo 5th, 2021 at 12:28 am
Anche i giocattoli devono soccombere all’ideologia del politicamente corretto. In California potrebbe presto avvenire una vera e propria rivoluzione della concezione classica dei grandi magazzini. Addio ai reparti per bambini e per bambine separati: una legge, proposta da Evan Low e Cristina Garcia, entrambi deputati del Partito Democratico nel Congresso della California, richiederebbe ai rivenditori di esporre abbigliamento e giocattoli in reparti unici. Dunque in uno stesso appendiabiti, potrebbe capitare di imbattersi in un gonnellino di pizzo rosa e in una giacca scura da maschietto. Il testo, infatti, vieterebbe anche l’esposizione di cartelli che indicano se giocattoli o indumenti siano destinati a maschi o femmine.
La legge
I grandi magazzini con 500 o più dipendenti sarebbero soggetti a una multa di mille dollari laddove «non correggessero una violazione di queste disposizioni entro 30 giorni dal ricevimento di una notifica scritta». Dunque al primo “sgarro” arriverebbe un avviso, al secondo una pena pecuniaria. Qualcuno ha fatto notare che modificare i reparti, se la legge venisse approvata, rappresenterebbe un ulteriore onere a carico degli esercenti commerciali, già fiaccati dalle chiusure dovute alla pandemia. Ma evidentemente le finanze dei commercianti possono essere sacrificate sull’altare dell’ideologia.
Contro gli «stereotipi di genere»
L’obiettivo del legislatore sarebbe quello di combattere contro gli «stereotipi di genere», rendendo così i negozi «più inclusivi». Low, che ha proposta la norma per la prima volta un anno fa, ha dichiarato di aver avuto questa idea dopo che un suo collaboratore gli ha raccontato che la figlia si era chiesta perché un oggetto che desiderava le fosse comprato si trovasse nel reparto maschile. Un buon motivo, secondo l’esponente Dem, per fare una legge ad hoc. «Questo è un problema per i bambini che sono in grado di esprimersi senza pregiudizi», le parole di Low a Politico.
Svolta dei produttori di giocattoli
La legge californiana arriva nel bel mezzo di una campagna internazionale in favore dei giocattoli «gender neutral». Il gruppo di consumatori con sede in Regno Unito «Let Toys Be Toys», per esempio, sostiene che il marketing di giocattoli e libri per un genere specifico promuova stereotipi e sia dannoso per i bambini.
Addio mr. Potato
Una tale campagna ha sortito già effetti. È di pochi giorni fa la notizia che una nota azienda produttrice di giocattoli, la Hasbro, ha deciso di modificare il nome di un iconico personaggio del cartone animato Toy Story. Quello che per anni è stato conosciuto da migliaia di bambini come «Mr. Potato», dovrà essere chiamato d’ora in avanti «Potato»: niente più «mister», appellativo ritenuto troppo retrivo e discriminatorio.
In attesa che venga pure introdotto l’asterisco al posto della desinenza finale per rendere il personaggio ancora più «neutrale», il povero «Mr. Potato» si trova in nutrita compagnia. La Mattel ha lanciato tempo fa Barbie che possono essere maschi, femmine o entrambe le cose: un po’ come Jazz, una bambola transgender messa in commercio nel 2017 negli Stati Uniti. E in questo clima non poteva mancare un Ken versione «sposo» omosessuale. Ce n’è per tutti i gusti, tranne forse che per quelli dei bambini.