Last updated on marzo 3rd, 2020 at 09:55 am
A breve nelle sale statunitensi, per aprile in quelle italiane, l’ultimo cartone animato targato Disney-Pixar. Si intitola Onward e parla di magia. In breve (niente spoiler) è la storia di due elfi ragazzini che tentano, con un incantesimo, di rivedere per un breve momento il padre, morto anni prima. La storia è inserita nel contesto di un mondo magico in cui però la tecnologia ha preso il sopravvento, “spegnendo” la meraviglia.
A proposito del film, The Indipendent cita l’immaginario di Dungeons & Dragons e de Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien (1892-1973), e fin qui si pensava di stare tranquilli nel portare al cinema i bambini, tanto più che il noto sito web MyMovie lo classifica «film per tutti».
Qualcosa, però, stona. Un personaggio di secondo piano, la poliziotta con un occhio solo Officer Specter, è dichiaratamente lesbica e, in una conversazione con altri personaggi, parla della propria “fidanzata”. Si tratta di poche battute, certo, ma necessarie? Cosa potrà mai interessare a un pubblico della scuola primaria dei gusti sessuali dell’agente? Nulla, se non volere a tutti i costi infilarci quel cammeo, ideologico.
La sensazione di nota stonata aumenta quando una brevissima ricerca sul web conduce all’intervista, rilasciata al sito Yahoo!Web, dal produttore Kori Rae, il quale afferma che l’intento del cartone animato, rappresentando con tecnologia sofisticata e scene brillanti personaggi di numerose tipologie (elfi, centauri, unicorni e altri), è quello di “aprire” un poco il mondo, renderlo più inclusivo, più rappresentativo della “società reale”: come non includere, allora, anche un personaggio omosessuale?
Non è del resto rimasta in silenzio l’associazione statunitense pro family One Million Mums, che non accetta l’operazione di “desensibilizzazione” dell’infanzia rispetto alle tematiche gender portata avanti dalla casa produttrice e lancia una petizione per boicottare la pellicola. L’associazione sottolinea per altro che non si tratterebbe del primo caso in cui in una pellicola Disney per bambini si assista all’inserimento en passant di brevi fotogrammi su tematiche di questo tipo e ricorda i casi di Alla ricerca di Dory (2016) e Toys Story 4 (2019), oltre a La Bella e la bestia (2017) e Star Wars. L’ascesa di Skywalker (2019).
In Italia, in una logica favorevole alla scelta della Disney Pixar rilancia la questione l’attore Fabio Volo, uno dei doppiatori della versione italiana, anch’egli in un’intervista, questa volta a Coming Soon: «Il film risponde a un desiderio profondo, di recuperare le cose che prima eravamo troppo piccoli per capire, di parlare con tuo padre come faresti ora, da uomo a uomo. E poi è un film importante anche dal punto di vista sociale, perché appare un primo personaggio omosessuale […]». È la conferma: della questione ai bambini non importa niente, ma importa agli adulti.
Importa a quegli stessi adulti che vogliono imporre negli asili fiabe raccontate da Drag Queen in maschera, nelle biblioteche e nelle librerie libri che parlano di “due mamme” o “due papà”, nelle scuole un’agenda pro-gender chiara o nascosta, su YouTube influencer diciassettenni che parlano di omosessualità a bambine di quinta elementare.
Come si è detto, la Disney del resto ci era appena cascata. Nel già citato Star Wars. L’ascesa di Skywalker c’è un altro cammeo lesbico. All’ultimo momento, nella scena del trionfo finale dell’episodio conclusivo di una saga memorabile durata 42 anni, in un angolo, fra blaster e astronavi che hanno sconfitto il male due piloti donne si baciano fuggevolmente. Si finge tutti di non avere visto, ma è successo. E la cosa fa tutt’uno con Onward: pellicole epiche, immaginifiche, che parlano del maraviglioso volutamente stracciate a terra. Per azzoppare la voglia di eroismo e la sete di “oltre” che sta nei ragazzi e negli adulti che non hanno soppresso il giovane che vive in loro.
Si tratta di un’“atmosfera” che avvolge la società e la cultura, di una spinta sempre più a fondo e sempre più in basso (per esempio rispetto all’età) di un’azione normalizzatrice che ha uno scopo preciso, lo “sdoganamento” definitivo dell’ideologia gender e delle sue conseguenze. Parlare di indottrinamento non è complottismo: è realismo.
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