Cos’hanno in comune la cosiddetta «cultura woke», l’antinatalismo e l’ideologia del global warming? L’odio dell’uomo per se stesso. Come riferisce il sito statunitense MercatorNet, a Portland, in Oregon, un’associazione dal nome esplicito e tagliente, «Stop Having Kids» sta portando avanti una campagna davvero peculiare, che va molto oltre il mero “controllo demografico” di impronta neomalthusiana.
Il logo dell’associazione tramuta la «O» di «Stop» in un segnale di divieto con in mezzo un neonato. Tra i cartelli mostrati, spiccano slogan così: «Molti esseri umani non vorrebbero essere mai nati»; «Il mondo non ha bisogno che tu continui a preservare la tua stirpe, i tuoi geni o il tuo cognome»; «Il mondo è troppo indietro per continuare ad andare avanti a procreare»; «Avere figli va molto al di là di una scelta personale»; «Smettiamola di scaricare i nostri problemi sulle generazioni future».
Tra le argomentazioni che «Stop Having Kids» rivendica vi è la presunzione che i bambini che nascono non chiedono mai di venire al mondo e che, domani, potrebbe desiderare di non essere mai nati (per converso: il bambino abortito non avrebbe potuto potenzialmente desiderare di nascere e vivere?). E un luogo comune fa da corollario: le persone che mettono al mondo figli sono fondamentalmente egoiste e non prendono in adeguata considerazione gli interessi dei propri figli potenziali.
Chi sono i veri egoisti?
Eppure, scrive MercatorNet in un articolo che commenta della notizia, anche gli «uccelli» o le «api» procreano. E quindi è forse la natura stessa a essere egoista? O forse è egoistico rinunciare a fare figli? È noto come, anche in Italia e in tutto l’Occidente, il crollo demografico non sia affatto dovuto tanto alle crisi economiche o all’incubo di non poter mantenere la prole, bensì alla volontà di preservare uno stile di vita “comodo” (e non affatto una semplcie questione di censo), sgravato dalle preoccupazioni che un figlio comporta.
«Stop Having Kids» si ispira peraltro all’ultimo grdo della moda ideologica, quel sentimento cosiddetto «woke» che fa dell’odio mortale contri “i bianchi” la propria ragion d’essere, senza per questo fare affatto gli interessi dei “neri” o di altre etnie. I “bianchi” vengono infatti considerati d’ufficio responsabili delle oppressioni preggiori e delle crudeltà più lodioze della storia, ma il movimento woke è notoriamente sotenuto anche da attvisti “bianchi”, che addiritura ne rappresentano la maggioranza. Nessuna meraviglia, quindi, se anche questi “bianchi” terribilmente assillati dal “senso di colpa” sublimino la propria ideologia nell’aspirazione a non mettere al mondo alcun figlio.
Strettamente apparentata a questo modo di pensare è poi l’ideologia ambientalista, specie nella declinazione che oggi va più per la maggiore: quella del «surriscaldamento globale» o del «cambiamento climatico». Vale, cioè, la pena, si chiedono gli ambientalisti profondi, vivere in un pianeta più caldo? Assolutamente no, e allora tanto vale sfoltirla questa benedetta popolazione. Se l’uomo è il “cancro del pianeta”, crepi l’uomo.
Nichilismo allo stato puro
Sarebbe un errore, comunque, intendere all’ideologia woke come una subcultura metropolitana spontaneista e selvaggia. I ragazzi che vanno in giro ad abbattere i monumenti eretti a Winston Churchill o ad Abraham Lincoln sono il braccio barricadero di un “wokismo” da salotto ormai profondamento radicato nel mondo accademico, nella stampa, nella televisione, nel cinema.
«Stop Having Kids» elenca una serie di “pessimi” obiettivi pagtrimonio della “cultura tradizionale”: «Dare scopo e significato alla propria vita»; «Desiderare di rivivere l’infanzia»; «Avere un mini-me stesso o qualcuno da controllare». Eppure – epic fail – in quel passaggio, il sito affianca la foto di un padre e di un figlio, ça va sans dire, afroamericani, che giocano e che sembrano divertirsi. Decisamente non un’immagine che trasmette frustrazione o senso del controllo, né tantomeno utile a scoraggiare i giovani a mettere su famiglia.
Al di là di questo svarione dei “wokisti” di Portland, ne rimane ben chiara sullo sfondo la concezione antropologica. Chi odia l’”uomo bianco”, a maggior ragione se maschio, sarà credibile quando dice di amare i “neri” e le donne? Siamo molto al di là del darwinismo sociale, dell’eugenetica e della dialettica forti/deboli. Questa ideologia non ha nulla di «inclusivo» come vuole far credere. In compenso, è palesemente nichilista: è il nichilismo all’ultimo stadio di chi ritiene l’esistenza umana tanto insulsa, da non consigliarla a nessuno.
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