Il morbo che viene da rapporti gay ma che non si può chiamare “malattia gay”

Il «New England Journal of Medicine» analizza i fatti e la verità salta a galla. Poi arrivano le chiacchiere, ma quello è il solito gioco

scimmia

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«Vaiolo delle scimmie» o «vaiolo dei roditori», «malattia gay» o «morbo africano». Le parole le porta via il vento, la sostanza è una: la maggior parte dei contagiati sono uomini che hanno rapporti sessuali con uomini.

«Continueremo a lavorare con il governo federale per garantire più vaccini, per aumentare la consapevolezza sulla riduzione dei rischi e per stare a fianco della comunità LGBT+ nella lotta alla stigmatizzazione», ha affermato il governatore della California, Gavin Newsom.

Effettivamente questo inizio di millennio sembra proprio caratterizzato da malattie strane, insolite e che non si vedevano facilmente alle nostre latitudini. È il caso proprio di questo vaiolo che è endemico in Africa, specialmente nel Congo, e che, fino a poco tempo fa, era quasi sconosciuto nel resto del mondo. A fare luce su questo morbo infettivo è uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM) il 21 luglio, redatto da un gruppo internazionale di clinici che hanno spiegato nel dettaglio come esso si presenti e descritto il decorso attraverso l’analisi di 528 persone.

I malati sono stati studiati in Europa, nelle Americhe, nelle regioni del Pacifico Occidentale e del Mediterraneo Orientale per un totale di 16 Paesi lungo un periodo di due mesi. Ora, il NEJM è nato nel 1812, è pubblicato dalla Massachusetts Medical Society, è tra i periodici di medicina generale più importanti e maggiormente diffusi e vanta una caratteristica: gli articoli sono fruibili gratuitamente e subito dai Paesi in via di sviluppo, elemento che ne fa una fonte preziosa di aggiornamento.

Proprio da questi Paesi arriva il virus in questione. Fortunatamente non è una malattia grave, benché il numero dei decessi salga quotidianamente. È la sintomatologia a essere importante: eruzioni cutanee concentrate nella zona ano-genitale, febbre, linfoadenopatia, faringite, letargia e spossatezza, dolori muscolari, depressione, infiammazione anale e dolori anorettali. Tra le 528 persone esaminate nello studio la maggior parte è di razza bianca (398), 509 sono omosessuali, 10 bisessuali e 9 eterosessuali. Circa la metà sono HIV positivi e questo spiega anche la maggiore recettività al virus.

Il contatto sessuale, continua il NEJM, è il maggior veicolo dell’infezione per il 95% dei casi. Gli autori però precisano: «Sebbene l’epidemia attuale colpisca in modo sproporzionato uomini gay o bisessuali, e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, il vaiolo delle scimmie non è una “malattia gay” quanto una “malattia africana”. Può colpire chiunque. Abbiamo identificato nove uomini eterosessuali affetti da vaiolo delle scimmie. Esortiamo quindi alla vigilanza quando si esaminano eruzioni cutanee acute insolite in qualsiasi persona, specialmente quando esse siano combinate con sintomi sistemici, onde evitare mancanze di diagnosi in persone eterosessuali». In Francia la comunità LBGT+ si sta mobilitando e così in altre parti del mondo dove il morbo diventando un’emergenza.

Se lo sforzo del NEJM per evitare discriminazioni è apprezzabile, pure, giorno dopo giorno, si evidenzia come quella in oggetto sia una malattia che colpisce un gruppo preciso di persone già colpito da HIV e dalle malattie sessualmente trasmissibili. I fatti  sono questi e come sempre le chiacchiere stanno a zero.

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