Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:05 pm
«L’uomo deve arrendersi all’idea che non può capire tutto». Con questa affermazione si conclude l’interessante articolo che Arnaldo Benini, professore emerito di Neurochirurgia e neurologia nell’Università di Zurigo, in Svizzera, ha pubblicato sull’inserto domenicale de Il Sole 24 Ore del 3 gennaio.
L’articolo recensisce il volume The Genesis Quest: The Geniuses and Eccentrics on a Journey to Uncover the Origin of Life on Heart di Michael Marshall, giornalista del settimanale britannico New Scientist, descrivendo i tentativi di comprendere l’origine della vita: «che cosa sia e come sia sorta sulla Terra», ovvero interrogativi che l’uomo si pone da sempre.
Secoli, o millenni, ci sono voluti per capire sino in fondo che la vita si genera solo dalla vita e che la generazione spontanea non è minimamente possibile come hanno dimostrato Francesco Redi (1626-1697) per gli insetti (1668), il padre gesuita Lazzaro Spallanzani (1729-1799) per i protozoi (1748) e Louis Pasteur (1822-1895) per i batteri (1861). Se la generazione spontanea è stato provato non essere possibile, stessa cosa si può dire per l’abiogenesi, che vorrebbe spiegare l’origine della vita sulla Terra.
«Abiogenesi» significa però soltanto «generazione spontanea» in forma un po’ più dotta, e quindi la confutazione è la medesima. Insomma, conclude la scienza (non l’opinionismo), omne vivum ex vivo.
L’abiogenesi è dunque più che altro una “necessità filosofica”, come il dizionario Larousse spiegava nel 1872 per non piegarsi alle dimostrazioni di Pasteur. I manuali scolastici riportano ancora, e Marshall lo descrive, l’esperimento compiuto nel 1952 dagli statunitensi Stanley L. Miller (1930-2007), biochimico, e Harold C. Urey (1893-1981), chimico, come prova provata della creazione in provetta degli aminoacidi, i «mattoni della vita» nell’«atmosfera primordiale», ma – sottolinea Marshall – omettono di dire che l’atmosfera primordiale vera «era molto diversa da quella dell’esperimento».
Insomma, se alcuni tentativi di capire l’origine della vita sono stati seri, altri sono stati fortemente discutibili. Alcune ipotesi sono state intriganti, altre molto improbabili, per esempio la cosiddetta «panspermia», «secondo la quale materia vivente sarebbe caduta dal cielo» attraversando gli spazi siderali, sostenuta anche da scienziati rinomati. Solo relativismo disarmante, dunque? Niente affatto, ed è per questo che il volume di Marshall e il suo arrivo in Italia attraverso una recensione pubblicata su una testata autorevole è importante, tanto da meritare di tornare a fissarne il punto nodale. Un grande mistero abbraccia l’origine della vita sul nostro pianeta, dice Marshall, e già rendersi conto di questo costituisce un bagno di umiltà e di realismo non comune. Che davvero non guasta. La vita. Al suo centro l’uomo, costruttore di socialità e di storia a partire dalla famiglia. Prima di qualsiasi altra considerazione questo mistero che non si riesce a possedere senza distruggere merita rispetto profondo, dunque tutela. Anche la scienza lo dice.