Un ragazzo di 11 anni si è lanciato nel vuoto a Napoli perché l’uomo con il cappuccio lo ha convinto. Restiamo sconvolti. E increduli. Eppure il Male si è insinuato nell’etere, e mentre dormivamo o vivevamo la nostra vita “pensierata” e tranquilla ha raggiunto un nostro figlio e lo ha corrotto. Un Male assoluto, che corrompe passo dopo passo. Ci sentiamo indifesi verso il Male, non vogliamo credere che esista. Ne Le origini del totalitarismo, pubblicato nel 1951, cioè prima del processo al criminale nazista tedesco Adolf Eichmann (1906-1962), la filosofa tedesca naturalizzata statunitense Hannah Arendt (1906-1975) disse che «è connaturato alla nostra intera tradizione filosofica non poter concepire l’idea di un male radicale».
Pensiamo, nella nostra vita “pensierata”, che esistano “i mali”: l’inquinamento, il razzismo, l’immigrazione oppure lo scemo del villaggio che ha postato qualcosa su Facebook. Mali che si possono esorcizzare con un po’ di indignazione e qualche click sui social. Al massimo un’oretta in una piazza. Oppure, noi psichiatri, troviamo nella storia del malvagio un trauma o una violenza o un malaccudimento precoce. Tutte cose vere, ma che né tolgono il Male né lo spiegano.
L’Inferno non è vuoto e i demoni sono sulla Terra, e piano piano ghermiscono la preda, ieri ma anche oggi, con una ideologia, o un bambino con l’uomo nero travestito da Pippo.
Allora, se esiste il Male assoluto, forse si dovrebbe dire che esiste anche il Bene, e che relativizzare sempre tutto è un favore che facciamo al Male. Scambiamo l’utile con il vero e il bene con le scelte individuali. Se lo scelgo nel nome della mia libertà, posso aiutare a uccidere qualcuno (l’eutanasia) o scegliere di non far nascere qualcun altro (l’aborto). Il Bene è relativo, impossibile condividerlo o crederci.
Abbiamo messo la religione al sicuro nella nostra stanzetta e il massimo di Vero Bene condivisibile è il politicamente corretto. Francamente è pochino… Poi arriva il Male assoluto; e, quando ci svegliamo dal dolore, ci troviamo a combatterlo a mani nude. Ma senza il Bene.