Il Governo socialcomunista portoghese vuole l’eutanasia, il Presidente della repubblica la ferma per la quarta volta

In una sessione di domande e risposte durante le commemorazioni del 50º anniversario del 3º Congresso dell'Opposizione Democratica, iniziato all'Università di Aveiro, uno studente ha chiesto a Rebelo de Sousa la sua opinione sull'approvazione della legge sull'eutanasia.

Marcelo Rebelo de Sousa. Fotolizenz (cc-: https://flickr.com/photos/90642778@N05/35821013132.

Sulla quarta proposta di legge parlamentare che depenalizza la morte medicalmente assistita o eutanasia in Portogallo, promossa come le precedenti dalla coalizione di socialisti, sinistre e verdi ambientalisti e animalisti, è stato posto il veto dal Presidente Marcelo Rebelo de Sousa lo scorso 19 aprile, ore dopo aver fatto presente che rimanevano solo problemi legali e tecnici sul testo di legge. Pochi minuti dopo queste dichiarazioni, il Presidente ha annunciato, con una nota sul sito web della presidenza della repubblica, che avrebbe restituito il decreto n. 43/XV, sulla morte medicalmente assistita, al Parlamento, senza promulgazione. “In particolare, chiedo al Parlamento di prendere in considerazione la possibilità di chiarire chi definisce l’incapacità fisica del paziente di autosomministrarsi farmaci letali, nonché chi deve garantire la supervisione medica durante l’atto di morte medicalmente assistita”, ha scritto il Capo dello Stato nella lettera al Parlamento.

Il quarto decreto parlamentare sulla morte medicalmente assistita è stato approvato in una votazione finale complessiva il 31 marzo e, dopo averne fissato la formulazione finale, pubblicato nella Gazzetta del Parlamento il 13 aprile.  Si tratta della quarta proposta del parlamento  sulla morte medicalmente assistita nella quale si propone che essa possa avvenire legalmente “per decisione della persona, maggiorenne, la cui volontà sia attuale e ribadita, seria, libera e chiarita, in una situazione di sofferenza di grande intensità, con lesioni definitive di estrema gravità o malattia grave e incurabile, quando praticata o assistita da professionisti della salute”.

Quando sono sorte le prime iniziative legislative in materia, Marcelo Rebelo de Sousa, cattolico praticante, ha auspicato un lungo e ampio dibattito pubblico, senza aprire dibattiti sul merito delle proposte o partecipare a discussioni, piuttosto ha preferito correttamente rispettare il proprio e l’altrui ruolo istituzionale e rimandare alle proprie ragioni di valutazione alla fine dei diversi iter parlamentari.  La maggioranza social comunista del Portogallo è ossessionata dalla approvazione di una legge sulla eutanasia,

il fatto che stia per la quarta volta in tre anni, di far entrare in vigore la legge, dimostra quanto l’eutanasia sia un fondamentale priorità del governo. Ricevuta la prima proposta del Parlamento in materia, il Presidente de Sousa la aveva rinviata alla Corte Costituzionale, che l’aveva dichiarata a sua volta incostituzionale nel marzo 2021; nel novembre 2021, prima della approvazione della seconda proposta, il Capo dello Stato ha usato un veto politico, ritenendo che contenesse espressioni contraddittorie. Nell’attuale legislatura, dopo che una maggioranza sempre di socialisti e sinistre aveva approvato una terza proposta, il Presidente aveva inviato il testo alla Corte Costituzionale che la dichiarava incostituzionale il 30 gennaio scorso. Ora, al quarto tentativo ossessionante della sinistra portoghese, il coraggioso Presidente della Repubblica ha deciso di porre un nuovo veto sul testo e rispedite al Parlamento per correzioni. Il Presidente Marcelo de Sousa si dimostra un gran politico cattolico e coerente cristiano che, nel rispettare le istituzioni ed il proprio ruolo, riesce con competenza e fede a rispettare anche la propria coscienza e cercare il bene comune. Quanto ai socialisti e sinistre portoghesi, inclusi i verdi ed ambientalisti, le vicende ossessive di questi tre anni in Portogallo confermano quanto tutti sappiamo da tempo: la sinistra occidentale vuole in realtà disfarsi del popolo e ne promuove la morte e non certo il benessere o la giustizia sociale.

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