Il futuro del «suicidio assistito» in Senato

La proposta di legge sul cosiddetto «fine vita» è incardinata ufficialmente. Il senatore Pillon: «Proteggeremo il diritto alla cura dei più fragili e indifesi»

Simone Pillon

Il «ddl Bazoli-Provenza» sul «suicidio assistito», che il 10 marzo aveva ricevuto il via libera dalla Camera con 253 voti a favore, 117 contrari e un astenuto, il 26 aprile è stato incardinato al Senato. Gli animi dei sostenitori della legge ora fremono. In Senato, infatti, gli equilibri numerici sono ben diversi rispetto alla Camera e questo potrebbe portare a un affossamento della legge, così come avvenuto con il «ddl Zan».

Tanto per incominciare la Lega, che in Commissione giustizia esprime il presidente, ha indicato come relatore del ddl il senatore Simone Pillon. Ma è bastato questo per infiammare gli animi di chi vorrebbe vedere approvata questa legge controversa, che utilizza come clava la retorica dei “diritti”, ma che, più che un’assistenza dignitosa negli ultimi momenti della vita, rende possibile la morte di Stato, cioè la possibilità che l’ordinamento eroghi su richiesta, la morte tout court.

Sen. Pillon, quali sono le novità sull’iter del ddl?

Il testo è stato incardinato. Il Senato si è dunque dato un termine, il 4 maggio, per indicare le associazioni, le realtà e le persone da ascoltare in audizione e dunque si ascolteranno cosa ha da dire chi è impegnato in prima linea su questi temi delicatissimi.

Lei è uno dei relatori del ddl..

Sì, assieme Insieme ai colleghi senatori Alessandra Maiorino (Movimento Cinque Stelle), Caterina Biti (Partito Democratico) e Maria Rizzotti (Forza Italia)

Come intende agire il Centrodestra?

Intanto credo sia necessario garantire il diritto di tutti, anche dei più fragili e dei più deboli, come degli anziani, a ricevere le cure che sono necessarie. Il rischio infatti è proprio che questa proposta di legge, se approvata, diventi una scusa per non assicurare più esattamente le cure essenziali alle persone più indifese e fragili. Sono contro ogni forma di accanimento terapeutico, ovvio: ma è indispensabile tutelare sempre il bene primario della vita, perché la vita è il primo e il più importante dei diritti della persona, quello dal quale dipendono tutti gli altri.

A proposito di “diritti”: attorno a questo ddl si parla tanto di libertà di scelta, finanche su come e quando morire. Eppure si stabilisce che la condizione clinica irreversibile che provochi «sofferenze intollerabili» sia certificata dal medico curante o dallo specialista e non più da entrambi. La minore disponibilità di informazioni scientifiche fornite al paziente non lede il consenso pieno e consapevole dello stesso?

Infatti. Proprio per questo lavoreremo per garantire il rispetto del bene della vita e della salute di ogni cittadino.

Sul ddl sarà forse possibile un accordo trasversale? Cosa prevede?

Credo che alcune delle posizioni siano piuttosto evidentemente ideologiche, e su quelle c’è poco da discutere. Poi vi sono però posizioni più costruttive, frutto della buona volontà: su queste, a mio parere, si può lavorare, affinché la proposta che è in discussione non diventi un pericoloso boomerang contro le persone più fragili e deboli, perché non si abbracci, insomma, quella che Papa Francesco chiama «cultura dello scarto».

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