Last updated on Agosto 24th, 2021 at 02:35 pm
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, e Jack Phillips, il pasticciere balzato agli onori delle cronache per essersi rifiutato non di preparare dolci per i clienti LGBT+ ma di avallare quella cosa inesistente che viene chiamato “matrimonio” LGBT+ preparando torte “di nozze” ad hoc, pasticciere che poi ha vinto alla Corte Suprema, viene di nuovo messo in mezzo da un giudice.
A. Bruce Jones, giudice del tribunale distrettuale di Denver, in Colorado, ha multato Phillips di 500 dollari per violazione del Colorado Anti-Discrimination Act.
Autumn Charlie Scardina, classe 1978, registrato in Colorado come elettore femmina del Partito Democratico svolge la professione legale. Avvocato (divorzista), praticante a Denver, è transgender e un giorno ha chiesto alla pasticceria di Phillips, la Masterpiece Cakeshop di Lakewood, di confezionargli una torta rosa all’interno e ricoperta di glassa azzurra per celebrare il proprio compleanno/transizione da maschio a femmina. E non lo ha fatto un giorno a caso: lo ha fatto il 26 giugno 2017, il giorno in cui la Corte Suprema federale di Washington decise di accogliere il caso di Phillips per la torta “nuziale” gay.
Ora anche i muri sanno che Phillips è cristiano praticante e che per quello si oppone al “matrimonio” LGBT+. Negli Stati Uniti d’America questa si chiama libertà religiosa ed è protetta dalla Costituzione federale. Per questo nel giugno 2018 Phillips vinse.
Adesso però il giudice Jones dice che non può rifiutarsi di servire l’ideologia di Scardina perché qui la libertà religiosa non c’entra. Del resto la Commissione per i diritti civili dello Stato del Colorado aveva già fatto causa a Phillips, salvo però lasciar cadere tutto nel marzo 2019. All’epoca il ministro della Giustizia del Colorado, Phil Weiser, disse che entrambe le parti constatarono di non avere interesse a procedere oltre. Non contento, Scardina continuò per conto proprio fino all’epilogo di oggi. E nel frattempo è pure successo che qualcuno di non meglio identificato (ma forse noto a Scardina) domandasse via e-mail a Phillips dolci per festeggiare Satana in maniera blasfema e pornografica.
Ora, come si fa a sostenere che nel “caso Scardina” la libertà religiosa non c’entra? Se Phillips non può accettare di celebrare la “transizione di sesso” o la “transizione di genere”, così come non può accettare di celebrare il “matrimonio” LGBT+, perché il suo codice morale, basato su una precisa visione religiosa del mondo, glielo impedisce, la Costituzione federale statunitense lo protegge eccome. Idem Phillips se si rifiuta, come ha fatto, di celebrare Halloween o Satana. Si potrà anche non essere d’accordo con Phillips nel merito, ma Phillips ha pienamente diritto di farlo. Negli Stati Uniti la difesa della libertà religiosa è la fonte della libertà di espressione e di assemblea.
Se anche Phillips non fosse cristiano praticante, la sua opposizione etica, o magari filosofica, alla celebrazione di un gesto ideologico, oltre che provocatorio, sarebbe egualmente tutelata. Perché il bello della libertà è proprio questo: non si può costringere una persona. Il primo a esserne convinto è Jack Phillips, che infatti farà ricorso.
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