Identità di genere, mistificazione della realtà

Un maschio femminicida si autocertifica femmina. Potrebbe finire in un carcere femminile. Per alcuni è normale

carcere femminile

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Last updated on Luglio 21st, 2021 at 09:40 am

Ogni volta che a un sostenitore del «ddl Zan» vengono fatte presenti le distorsioni gravi che questa proposta di legge, fingendo di voler proteggere le persone omosessuali da soprusi e violenze (fingendo perché la legge vigente già le protegge), impone alla libertà di espressione, il suddetto sostenitore irride, rispondendo che gli oppositori del ddl sbandierano solo casi limite ed eccezioni.

Ma la vita intera è una serie di eccezioni, la storia tutta è un susseguirsi di casi limite. La regola è questa.

Quello che presentano le cronache oggi è il caso del femminicida delle Canarie. No, non è un fotoromanzo osé degli anni 1970, bensì quel che accade nelle Canarie, la comunità autonoma isolana della Spagna. Il 26 maggio il parlamento locale ha approvato una legge “anti-discriminazione” che, tra l’altro, consente l’autocertificazione dell’«identità di genere». Passano pochi giorni e il 31 maggio si apre il processo contro Jonathan de Jesús Robaina Santana, reo confesso dell’omicidio della cugina 21enne, Vanessa Santana, nel 2018. E che fa Jonathan? Si autocertifica donna, con il nome di Lorena. Si sente improvvisamente femmina e la legge gli dà ragione. Quindi?

Quindi se Jonathan assassino di Vanessa dovesse finire in carcere (gli potrebbero spettare 27 anni) entrerebbe nei panni di Lorena e in quelli di un istituto femminile: un femminicida uomo che dice di sentirsi donna in un luogo di sole donne, falsando la realtà, gabbando la memoria e i parenti della vittima, insultando tutti e taroccando anche le statistiche perché il suo omicidio verrebbe elencato fra i crimini commessi da donne e non a ingrossare la lista di quei femminicidi per i quali si fanno manifestazioni, rassegne cinematografiche e tanto, tanto parlare.

Eccezioni. Diventate regola.

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