Per contrastare l’avanzata aggressiva delle lobby LGBT+ e antinataliste, il gruppo parlamentare dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) ha dato vita a un policy group che serva anche per creare una cinghia di trasmissione con la società civile.
Eletta per acclamazione, l’eurodeputata spagnola Margarita De la Pisa (Vox) è ora la presidente del gruppo «Vita e famiglia». Madre di nove figli, la De la Pisa rappresenta il gruppo ECR anche nella Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere (FEMM), da cui spesso traggono origine molte delle risoluzioni parlamentari più discusse su questi temi.
«Con il lavoro di questo gruppo ribadiremo la centralità della famiglia come cellula base della società, l’unicità della famiglia naturale orientata alla procreazione, il valore insopprimibile della vita umana e la necessità di favorire politiche pro-life, la libertà educativa dei genitori contro qualsiasi indottrinamento gender dei nostri figli», ha dichiarato l’eurodeputato Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia), presentando il policy group a Bruxelles.
«Vita e famiglia» è nato «da una comune considerazione sviluppata nel lavoro quotidiano del gruppo politico», spiega Fidanza ad «iFamNews». «In questa legislatura si è intensificato l’attacco su questi temi, fino a una sorta di escalation portata avanti dalla commissione FEMM, da cui escono tutti i documenti che la maggioranza parlamentare di sinistra spinge in modo molto forte riguardo a famiglia, gender e aborto».
Da «praticamente tutte le sessioni plenarie», prosegue l’eurodeputato, escono regolarmente «una o più risoluzioni in cui siamo chiamati a esprimerci su questi temi. Registriamo costantemente tentativi di violare la lettera dei trattati, che prevedono che la competenza sulle politiche sanitarie in primis e poi anche sull’aborto e sulla famiglia sia riferita agli stati membri e non all’Unione Europea».
Non cedere al ricatto di Bruxelles
A ciò si è aggiunto l’attacco contro Polonia e Ungheria, alle quali non vengono perdonate le leggi nazionali a difesa della famiglia. Ciò, ricorda Fidanza, «ha condizionato l’erogazione dei fondi europei, in particolare quelli della Next Generation UE e del Recovery Fund», per cui «questi parametri che vengono utilizzati come una clava politica contro i governi che non si allineano».
Lo Stato che adotti una legge in grado di limitare la propaganda gender a scuola non può essere condannato in base al meccanismo sanzionatorio previsto dall’articolo 7 del trattato, per cui è stato trovato l’escamotage dei meccanismi di condizionalità applicati all’erogazione dei fondi, cosicché gli stati che ostacolano l’ideologia LGBT+ non ricevono più soldi. «A fronte di queste armi sempre più pervasive e ostili utilizzate dal mainstream della sinistra, dei media e della burocrazia europea, abbiamo creato questo gruppo di lavoro», prosegue l’onorevole Fidanza.
La neoeletta presidente De la Pisa ha manifestato la volontà di coinvolgere nel lavoro del gruppo tutte le realtà associative pro-family e pro-life che si renderanno disponibili a collaborare. Una strategia volta a colmare il ritardo organizzativo degli ambienti conservatori.
Mentre i liberal-progressisti «utilizzano una rete di ONG molto diffusa e pressante per orientare i comportamenti, i voti e le posizioni politico-legislative dei vari gruppi parlamentari, nel nostro campo c’è sempre stata una maggiore ritrosia, oltre a un minor numero di interlocutori, quindi, c’è un terreno da recuperare», dichiara ancora Fidanza.
«Per farlo, la priorità è sicuramente quella di mettere in rete il mondo pro-life e pro-family che ci possono aiutare nel proporre i contenuti per una “contronarrazione” rispetto al mainstream», conclude l’eurodeputato.
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