Siamo alle solite. Di nuovo, come già accaduto, una voce critica rispetto all’ortodossia LGBT+ viene silenziata brutalmente e arbitrariamente, in nome del pensiero unico e dell’ideologia trans che dominano anche nel mondo della cultura.
Il 18 aprile la Harvard University di Cambridge, negli Stati Uniti d’America, ha cancellato una conferenza sul Romanticismo britannico in letteratura e filosofia. Lo ha fatto perché la persona che avrebbe dovuto tenerla, Devin Jane Buckley, titolare di un dottorato di ricerca, autrice, studiosa, sarebbe una femminista arrabbiata nonché “omofoba”, poiché pensa che il sesso biologico prevalga sul gender e che, per esempio, diversamente da quanto accade gli uomini transessuali non dovrebbero gareggiare nelle categorie degli sport femminili.
Cosa c’entri questa sua posizione personale con la letteratura non è dato capire, ma chi l’aveva invitata a parlare alla Harvard le ha inviato una e-mail in cui ha spiegato, piuttosto cortesemente in verità, che l’amministrazione universitaria cercando online su Google i suoi dati per compilare un modulo si è imbattuta in una dimensione pubblica del lavoro della Buckley che non conosceva. E che rendeva la sua presenza a Cambridge indesiderata.
Devin J. Buckley infatti appartiene al consiglio d’amministrazione del Woman’s Liberation Front (WOLF), organizzazione femminista che afferma sul proprio sito web che «il genere non può essere riformato, deve essere abolito» e difende per statuto gli spazi delle donne, per esempio i rifugi per le vittime di violenza domestica, le carceri, gli sport femminili, i bagni e gli spogliatoi di scuole e università. Quello che indispettisce, in realtà, è proprio la dimensione pubblica dell’impegno della Buckley in favore delle donne e tanto è bastato per zittirla.
In una nota diramata a commento della vicenda, l’organizzazione ha dichiarato che «WOLF si oppone a questa caratterizzazione smaccatamente falsa del nostro lavoro, così come al palese disprezzo di Harvard per la libertà di parola. Il discorso originale della dottoressa Buckley non aveva nulla a che fare con le sue convinzioni femministe».
Dal canto proprio Devin Buckley ha risposto con una lettera aperta in cui ha espresso la propria delusione per la cancellazione dell’evento, «[…] non solo perché mi sarebbe piaciuto tenere una conferenza sulla poesia e la filosofia, ma perché questo è l’ennesimo esempio di un’università d’élite che punisce (e travisa) qualcuno che mette in discussione i dogmi alla moda dell’estrema Sinistra ».
Non aveva intenzione di parlare di femminismo, gender e transgender, la dottoressa Buckley, bensì di «neo-platonismo plotiniano e filosofia vedica nell’ontologia del trascendente dei poeti britannici dell’inizio del secolo XIX». Ma del resto, afferma la stessa Buckley, anche se la conferenza avesse trattato di astrofisica, «[…] non ho dubbi che avrei ricevuto un’e-mail analoga».