Last updated on Luglio 29th, 2021 at 02:23 am
Ciò che la mattina del 29 giugno pareva estremamente probabile, e lo pareva da tempo, per sera è stato certo. L’Assemblea nazionale della Repubblica francese ha approvato in via definitiva la loi bioéthique di cui si è qui lungamente parlato, seguendone passo passo l’iter legislativo da due anni a questa parte.
Benché le radici di tale disegno di legge affondassero addirittura ai tempi di François Hollande, presidente in carica all’Eliseo dal 2012 al 2017, e nonostante l’opposizione in più riprese del Senato, è stato con Emmanuel Macron che il tutto ha avuto compimento.
Del resto l’aveva promessa in campagna elettorale, Monsieur le Président, la PMA pour toutes, la procreazione medicalmente assistita per tutte le donne, comprese single e omosessuali, rimborsata dal Servizio sanitario nazionale. Restano pochi paletti, per esempio l’età massima per la madre di 43 anni e la necessità di alcuni colloqui preliminari. Tanta gratia. Poi, e già le associazioni LGBT+ hanno avanzato perplessità in proposito, sarà necessario registrare con un atto notarile la bigenitorialità della coppia.
La legge prevede tanti altri aspetti che toccano temi assolutamente sensibili, ma ciò che in questo momento pare maggiormente significativo è il grimaldello che essa rappresenta per traghettare anche in Francia e pertanto, di conseguenza, nell’Europa intera la gestazione per altri (GPA), vale a dire la «maternità surrogata» o «utero in affitto», con lo strascico di domande e di questioni assolutamente pregnanti che essa pone e porrà.
All’Assemblea, eco dei risultati del passato, vi sono stati 326 voti favorevoli, 115 voti contrari, 42 astenuti.
I numeri, come i goal, parlano chiaro. In questo momento la Francia ha perso: non solo gli Europei, ma l’Europa.