Eutanasia, abbiamo perso un’altra volta

Massimiliano si suicida assistitamente dopo l’«Ambrogino d’oro» a Marco Cappato. Finirà solo con l’eutanasia legale nel silenzio assordante

crisantemo

Milano, 7 dicembre 2022. Il jet-set si spella le mani per il “Godunov”. Standing ovation per le toilette di belle dame e certi papaveri. La stampa impazza, i paparazzi paparazzano. Sorrisi a 32 denti and counting nel giorno del santo patrono per la città che la sera manda in scena l’arte più sublime, avendo sbrigato al mattino la pratica della patacca aurea a Marco Cappato, il frontaliero che varca il confine con la Svizzera non perché la benza costa meno ma per portare la gente a suicidarsi assistitamente, che quindi aggira la legge italiana e che quindi, reo e contento, si autodenuncia con chiasso e propaganda.

Tutto cade nel vuoto, perché Milano è così: da bere e consumare. La vita chissenefrega.

Già sono accese le mille luci rutilanti per il Natale che adesso viene, puntuale, inesorabile. Ma non ci avevano detto di risparmiare la corrente?, eppure c’è più luminaria che negli anni CoViD. Già, perché la morte la si esorcizza così, con l’oblio, distraendosi. Sacrosanto appicciare i lumi del Natale, perché il Natale è una cosa seria. Ma lo è la gente che accende senza badar a spese? Con che faccia si accende il Natale, che è trionfo della vita, con che cuore si zampetta per il centro slalomando fra passanti con zucchero di frittella sul mento, sciure con mani ingombre di pacchi, zigzaganti senza più sestante e cappellini con palco corneo da renna, se al mattino si è impataccato l’apostolo dell’eutanasia nonostante sia egli indegno di ricevere benemerenze avendo aggirato la legge che tutti ci blinda?

Giuseppe Sala, sindaco di Milano, non ha perduto un millimetro del sorriso appena accennato che gli caratterizza le foto dai tempi d’oro di Expo. Sala apparecchiata per Cappato. E La Scala per dove? La morte: questo celebra Milano, e affinché i cittadini non si sveglino dal cloroformio, esagera di festoni scintillanti e di orchestre, di paillette e di visoni. Nessuno batta ciglio.

La consigliera Chiara Valcepina si è fatta bocciare, lei e il suo ordine del giorno per la vita e per la famiglia. Il consigliere Matteo Forte lascia il consesso che premia Cappato per protesta. Nessuno se ne ricorda già più. Qualche riga in cronaca se la sono meritata. Bravi, li ringraziamo, noi li salutiamo, noi li abbracciamo, ma per i quotidiani è solo folclore, quel po’ di caciara in pagina aiuta sempre a vendere. E intanto lenta l’ala nera della morte si allarga sulla città di sant’Ambrogio che premia l’eutanasia.

Oggi la morte nera ha il volto esanime di Massimiliano, 44 anni, affetto da sclerosi multipla: lo hanno aiutato a suicidarsi, dice l’arzigogolo retorico; «è morto col suicidio assistito» in Svizzera, dicono i giornaloni arrampicandosi sugli specchi di una sintassi che ripugna alla logica. In Svizzera l’accompagnatore stavolta è donna, anzi due: Felicetta Maltese, di anni 71, iscritta all’associazione Luca Coscioni e attivista della campagna Eutanasia Legale, e Chiara Lalli, giornalista e bioeticista.  Quando i media fanno servizio pubblico… Ma Cappato c’entra, il premiato dal sindaco Sala c’entra sempre: Cappato infatti si autodenuncerà ancora perché è il legale rappresentante dell’associazione Soccorso Civile che ha organizzato e finanziato il viaggio di Massimiliano in Svizzera. Merita certo un altro premio. Sindaco Sala, le è rimasto un pezzo di stagno da qualche parte per forgiare una qualche onorificenza nuova?

Fa freddo a Milano. La temperatura scende e il cielo d’inverno odora di freddo, perché il freddo ha un odore tutto suo, tutti lo sanno, tutti lo sentono. Al sorgere e al calare il Sole d’inverno evoca una certa nebbiolina come uno spirito di stagione. Stasera, intanto il Sole tra la nebbia filtra già, concludeva la Premiata Forneria Marconi in un brano storico: il giorno come sempre sarà. Finché l’eutanasia diventerà legale e Cappato e signore non avranno più bisogno di autodenunciarsi.

Non ho più nulla fra le mani, tranne un crisantemo indaco per tutti quei silenzi assordanti davanti all’«Ambrogino d’oro» bestemmiato che gridano vendetta. Scenda il sipario, titoli di coda. Abbiamo perso un’altra volta.

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