Last updated on Ottobre 1st, 2021 at 04:51 am
Mentre San Marino legalizzava l’aborto e la Svizzera il “matrimonio” LGBT+, domenica 26 settembre la Germania ha eletto il nuovo parlamento a maggioranza socialista e rafforzato il comparto progressista. E così, per la prima, volta nel Bundestag, il parlamento federale tedesco, siederanno due deputati maschi che si dicono femmine. In realtà uno era già deputato. Quindi non è la prima volta che nel Bundestag siede un maschio transgender: è la prima volta che ne siedono due. Del resto dal dicembre 2018 sui certificati validi per il parlamento federale c’è la possibilità di scegliere fra tre sessi, dopo che la Corte costituzionale del Paese ha stabilito sia da rispettarsi ufficialmente l’«intersessualità» (?) delle persone.
Sono il 44enne Markus Ganserer, che si fa chiamare «Tessa», bavarese, e «Nyke» Slawik, 27 anni, della Renania settentrionale-Vestfalia, il cui nome vero non si trova: già quello di Ganserer è stato arduo scovarlo e tutta la stampa, oltre a Wikipedia, lo tacciono, apposta. Appartengono entrambi a «Bündnis 90/Die Grünen», ovvero il partito ecologista che giocherà un ruolo di primo piano nella formazione del futuro governo tedesco di coalizione.
Ganserer è sposato con Ines Eichmüller e la coppia ha due figli. La moglie è attiva nel Forum Intereuropeo su popolazione e sviluppo in tema di «salute riproduttiva» (contraccezione, aborto, e così via) e nel parlamento regionale bavarese (la cui ex presidente Ilse Aigner, del partito cristiano-sociale, è una fan di «Tessa») ha lavorato per la portavoce della parità di genere dei verdi, Claudia Stamm. A chi si interroga sul futuro della strana coppia donna Ines risponde cristallina che, «benché qualcuno che non sa come stanno le cose ha ipotizzato che ci lasceremo, è invece vero il contrario: perché ci amiamo, soprattutto nei momenti difficili».
Quanto al new entry Slawik, se ne scopriranno certamente meraviglie presto. Sì, solo un ennesimo giorno di ordinaria follia e non varrebbe nemmeno la pena di registrarlo se non fosse per la coincidenza di date con aborto sanmarinese e “matrimonio” omosessuale svizzero in una vera Caporetto, direbbero tutti tranne i filoasburgici, oltre che per la singolare simultaneità con quanto detto con laica forza e cattolica chiarezza dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, nel messaggio inviato alla 76° Sessione dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite il 25 settembre, guarda caso diffuso proprio il 26 settembre: «La famiglia, che la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo riconosce come “l’unità naturale e fondamentale della società”, è travisata. Ciò è evidente anche nelle nuove interpretazioni dei diritti umani esistenti, separati dai valori universali che vi soggiacciono. In molti casi, i “nuovi diritti” non solo contraddicono i valori che invece dovrebbero sostenere, ma vengono anche imposti, nonostante l’assenza di qualsiasi fondamento oggettivo o consenso internazionale. La Santa Sede ritiene che, privando i diritti umani della propria dimensione universale originaria, queste nuove interpretazioni parziali diventino tristemente il punto di riferimento ideologico di un “progresso” spurio e un ulteriore motivo di polarizzazione e di divisione. Purtroppo è questo ciò cui si assiste davanti al costante tentativo fatto per introdurre nuovi ordini del giorno controversi che guidino le Nazioni Unite contro quello stesso mandato che organismi di questo tipo hanno ricevuto».