Last updated on marzo 15th, 2021 at 09:53 am
Ieri il presidente del consiglio Mario Draghi ha tenuto il discorso programmatico al Senato. Che brilla per un’assenza eccellente: la famiglia. La quale, bene inteso, non è un chiodo fisso di “iFamNews” ché ce l’ha persino nel proprio nome e ci si “guadagna” da vivere, ma è 1) il principio fondante di qualsiasi socialità umana da che mondo è mondo e 2) il focus principale che ci si attenderebbe da un premier di specchiata esperienza in ambito economico, dato che la famiglia è a) la produttrice del reddito, b) il contribuente principale dello Stato, c) la destinataria dei servizi pubblici, d) al contempo la portatrice sana di servizio pubblico reale, e) l’unico ammortizzatore sociale serio, f) la garanzia della continuità e del futuro di un Paese, e g) potrei andare avanti non proprio all’infinito ma quasi.
Insomma, è sufficiente essere campioni laici di etica pubblica per riconoscere nella famiglia il perno di un Paese. In specie se quel Paese è l’Italia, dove la famiglia svolge, per tradizione, storia, consuetudine e pratica, un ruolo ineliminabile sul piano pubblico. In specie se quel Paese è l’Italia nell’abisso del CoViD-19, una crisi economica e umana, e l’una perché l’altra (umana, dunque economica) con pochi precedenti e di cui in realtà abbiamo visto solo il pallido inizio (cosa succederà infatti quando i debitori batteranno cassa, quando i fatti sostituiranno le parole e ristori e indennizzi non si potranno, calcolatrice alla mano, erogare, quando finirà il divieto di licenziare imposto alle aziende dal governo?).
Sempre, insomma, ma a maggior ragione in questo momento storico drammatico la famiglia è il perno e la soluzione. Ripeto: al netto di quel che si pensi (e i nostri lettori sanno che non le riteniamo certo questioni negoziabili) sul diritto alla vita, sul gender e su tutto il resto della morale, la famiglia anche solo sul piano sociale e allo sguardo sociologico, dunque sul piano economico e financo su quello politico, dovrebbe stare fissa al centro delle occupazioni e delle preoccupazioni di un governo che, come ha programmaticamente detto e ribadito ieri Draghi, punta a rivedere le stelle.
E invece, appunto, la famiglia è totalmente assente.
Il discorso programmatico di Draghi all’Italia contiene di tutto: ovviamente la pandemia, la salute e il piano vaccinazioni, poi il lavoro, la formazione, le donne, persino il riscaldamento globale e l’effetto serra, ma non la famiglia.
Il Corriere della Sera ha enumerato le occorrenze dei vocaboli più utilizzati ieri da Draghi come studiando un corpus testuale in ottica filologica e ha contato, tra l’altro, 19 volte la parola «programma» (un programma che parla di programma), 11 volte la parola «cittadini», 9 «lavoratori» frequente quanto «resilienza», 6 «cambiamento» ex aequo con «responsabilità», «riforme», «sicurezza», «didattica» e «investire» ammucchiate a metà classifica fra zona UEFA e zona salvezza, 4 «diritti» tanto quanto «competenze». Ma «famiglia» manca sempre.
Compare solo genericamente quando Draghi dice: «Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità». Sì, una concessione stanca per non avere voluto andar di là a consultare il Tommaseo per un sinonimo. Draghi vi fa cenno trattando di superamento della «scelta tra famiglia o lavoro», di «problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese», e di «peso delle famiglie con minori», ma non significa nulla. E «famiglia» manca là dove uno, anche solo per retorica, se l’attenderebbe comparire spavalda: «[…] è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti». Non c’è neanche quando il premier parla di «[…] promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura». La stragrande maggioranza del parlamento plaude muto.
Soprattutto però manca la sostanza. Manca la presa d’atto e la valutazione di quale sia il tessuto di un popolo. Di quale sia la stoffa di cui è fatta l’Italia, di quale sia la risorsa autentica di questo Paese.
Sparita la famiglia dai radar del governo italiano, lo Stivale continua a sbattere fra la Scilla del monadismo atomistico più solitario che si possa immaginare e la Cariddi della gente ridotta a massa da pilotare, mungendola alla bisogna. Tutto triste come al solito, insomma.
Image source: Cerimonia di insediamento del Governo Draghi 2021: Giuseppe Conte (a sinistra) consegna a Mario Draghi la campanella del Consiglio dei Ministri, photo from Italian government official website, licensed by CC BY 3.0