Last updated on Luglio 30th, 2020 at 04:07 am
All’Unione Europea non interessa nulla della libertà religiosa. Non interessa che le persone, i gruppi umani e i popoli possano essere offesi, vilipesi, derisi, discriminati, conculcati e persino perseguitati a motivo della fede. Non interessa che si offenda, vilipenda, derida, discrimini, conculchi e perseguiti il primo diritto politico della persona, conseguente senza mediazioni al primo diritto umano della persona, che è il diritto alla vita, ovvero il diritto alla libertà religiosa e a quella libertà di culto che ne è l’espressione diretta e pubblica, dunque la concretizzazione storica. Probabilmente all’Unione Europea interessa invece positivamente che questo diritto fondamentale dell’uomo venga calpestato e combattuto, disprezzando i sentimenti più intimi delle persone, disprezzando le culture, disprezzando le identità, disprezzando le comunità, disprezzando i popoli.
Se non fosse così la Commissione Europea non avrebbe abolito la figura dell’Inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea che essa stessa aveva istituito nel 2016, nominandovi l’uomo politico slovacco, ed ex Commissario europeo, Ján Figeľ.
In quella veste, pur con i poteri limitati di cui ha goduto, Figel’ ha operato bene. Sia dunque per il suo valore di persona e di personaggio pubblico sia per l’importanza della carica a cui era stato chiamato, allo scadere del suo mandato, nel dicembre 2019, tutti coloro che hanno a cuore la libertà religiosa nel mondo (un insieme variegato ed eterogeneo di realtà afferenti a culture, anche politiche, diverse e professanti diverse fedi religiose) si sono mobilitati pubblicamente per chiedere al presidente della Commissione Europea (CE), Ursula von der Leyen, la conferma in quell’incarico, l’ampliamento dei suoi poteri e comunque di non cancellare l’ufficio che appunto Figel’ ha incarnato egregiamente. Fra queste realtà, anche “iFamNews” ha lanciato una petizione popolare.
La CE ha invece fatto il contrario, senza battere ciglio. Ha risposto picche e ha cancellato completamente la stessa figura dell’Inviato speciale.
Ora, la creazione di quell’ufficio evidentemente segnalava, nel 2016, l’urgenza, la cogenza e l’importanza di un tema, anzi di un problema. Cancellarla ora significa o che il problema è stato rimosso o che il problema non lo si vuole più affrontare. Stante che il problema della libertà religiosa nel mondo non solo esiste, ma è aumentato da quando la figura dell’Inviato speciale è stata istituita, significa che alla CE la persecuzione della fede religiosa nel mondo sta benone.
In una lettera di risposta inviata all’International Religious Freedom Roundtable, intergruppo intercofessionale permanente di attenzione al tema che ha sede a Washington, negli Stati Uniti d’America, e analoghi rami in molte altre luoghi del mondo, la CE afferma senz’ambiguità che «a questo punto» si è «[…] presa la decisione di non procedere alla nomina dell’Inviato speciale» per la libertà religiosa nel mondo. La lettera aggiunge inoltre che «[…] la Commissione sta discutendo per stabilire come meglio continuare a promuovere» la libertà religiosa nel mondo che sopra, in quel testo, è identificata come una priorità.
Ma il punto è: se sino a ora la figura dell’Inviato speciale è stata, limitatamente a quanto in suo potere fare, la risorsa più efficace per fare fronte a un problema grave, tant’è che quella figura è stata creata ex novo, come si fa a credere davvero che la CE e la UE intendano proteggere la libertà religiosa nel mondo? Quali altri modi vi possono essere se non l’unico sinora efficace? Trovare soluzioni nuove e migliori ai problemi è non solo lecito, ma doveroso sempre. Di solito però si dismette uno strumento di provata efficacia soltanto se e quando se ne è trovato uno migliore. La CE invece ne «sta discutendo». Non ha cioè la benché minima idea di come fare meglio di quanto fatto finora con l’ufficio dell’Inviato speciale affidato a Figel’. L’unica cosa di cui è certa è che né Figel’ né alcun altro Inviato speciale esisteranno più. Come si fa a credere sul serio che la CE e la UE vogliano tutelare la libertà religiosa nel mondo, cioè persone, culture, identità, comunità, popoli?
Questo dovrebbe peraltro inquietare e offendere anche i non credenti. Non per un vago senso di giustizia astratta e di uguaglianza illuminista, ma perché storicamente la libertà religiosa ha garantito sempre tutti nella propria umanità, ha fondato la libertà di espressione autentica, ha creato la vera pace non dozzinalmente pacifista.
La decisione è insomma gravissima in sé e lo è anche per il fatto che, una volta in più, delegittima l’Unione Europea, un organismo sempre meno presente, per le cause buone a vantaggio della persona umana, sul proscenio internazionale. Resta da capire il motivo di tale decisione.
Ci verrà magari, forse detto che l’emergenza CoVid-19 abbia reso necessario limitare i costi, ci verranno raccontate magari, forse altre scuse, più probabilmente non ci verrà mai invece detto nulla.
Resta il dubbio che, essendo rimaste solo le belle parole senza la sostanza, delle due l’una: o alla CE e alla UE la persecuzione religiosa nel mondo sta bene così com’è, oppure la CE e la UE non hanno alcuna intenzione di confrontarsi con le situazioni e con i Paesi dove si viene perseguitati per la fede e dove la libertà religiosa è negata. Ancora una volta, deboli con i forti e forti con i deboli.