È stato l’ennesimo Gay Pride blasfemo, a Cremona. Ma stavolta la pagliacciata LGBT+ è andata troppo oltre: un manichino, a grandezza naturale e con il seno nudo, della Vergine Maria. Serve questa immondizia per rivendicare “diritti”?
Il Cremona Pride era al debutto assoluto nella cittadina padana, frealizzato grazie al patrocinio della Giunta comunale guidata dal sindaco, di Centrosinistra, Gianluca Galimberti.
Opposizione condanna offesa alla religione
Le critiche alla bestemmia arrivano da ambit diversi: non soltanto ambiwnti religioso e politici, ma anche imprenditoriali. Per esempio Giovanni Arvedi, uomo di punta dell’acciaio, costruttore del Museo del Violino, e patron della Cremonese di alcio, recentemente promossa in serie A. «Questi simboli non hanno nulla a che vedere con la legittima tutela dei diritti e la lotta all’omofobia e alle discriminazioni. Sono immagini stonate perché offendono la sensibilità altrui», ha detto Arvedi, esprimendo «stupore e rammarico» di fronte al silenzio delle autorità comunali.
Tra i commenti indignati dei rappresentanti dell’opposizione politica in Comune, quello della consigliera Simona Sommi, della Lega, che twitta: «Sfilare con una statua della Vergine sadomaso… Se questo è orgoglio di manifestare un»idea, è certamente quello sbagliato. Non si tratta di essere bigotti. Si tratta di pretendere rispetto. Lo stesso rispetto che viene richiesto da coloro che oggi hanno sfilato per le vie della mia Cremona e che non lo hanno avuto per una immagine sacra».
La consigliera leghista poi aggiunge: «Ho amici e amiche che non sono etero, che sono persone splendide. Questi eccessi sviliscono un semplice concetto, quello della libertà di vivere la propria sessualità. E non accetto accuse di oscurantismo a vario titolo».
Preghiera di riparazione
Da parte propria, il vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni, in una dichiarazione riportata dal quotidiano Avvenire, si fa portavoce dello «sconcerto di numerosi cittadini, credenti e non credenti per la presenza di immagini offensive ed evidentemente blasfeme, che non possono avere alcun valore educativo o comunicativo di valori e diritti. Sono gesti che non fanno bene a nessuno, e che feriscono anche i tanti che si stanno impegnando con reciproco rispetto per una società senza discriminazioni».
È sempre il vescovo, in un’ulteriore dichiarazione, pubblicata stavolta sul sito della diocesi di Cremona, a esprimere il «dolore» proprio e quello «della comunità cristiana, nel desiderio di imparare sempre dalla Madre di Dio e dell’umanità uno sguardo di accoglienza, comprensione e riconciliazione verso tutti».
«La Chiesa cremonese, impegnata in un aperto dialogo sinodale con tante voci ed esperienze delle proprie comunità e della società civile», prosegue monsignor Napolioni, «alimenterà nella preghiera l’ulteriore impegno di annuncio e dialogo, che questi tristi episodi non hanno la forza di intaccare».
Nel frattempo alcune decine di fedeli hanno organizzato e pregato un rosario spontaneo nella piazza principale di Cremona, «per riparare all’atto dissacratore» compiuto durante il Pride.
Due pesi e due misure
«Adesso il sindaco prenda pubblicamente le distanze chiedendo scusa per questa blasfemia», aggiunge Coghe, auspicando che il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ritiri il patrocinio della sua giunta «per il prossimo Roma Pride dopo questi eventi».
Il presidente del Family Day, Massimo Gandolfini, dice: «Per il movimento LGBT italiano le rappresentazioni blasfeme sono ormai diventate un appuntamento fisso del calendario, sebbene non esista alcun legame tra le loro istanze e i simboli sacri del cristianesimo», ricordando che «lo scorso anno a Roma fu inscenato un Cristo LGBT con tanto di scritte blasfeme sulla croce». E in conclusione: «Queste stesse realtà invocano poi leggi liberticide per silenziare esponenti pro family, pro life o semplici voci liberali che manifestano la loro contrarietà all’utero in affitto e alla dittatura del politicamente corretto».
Perché offendere gli altri?
Ma il fattore più importante è che la vicenda sia giunta piuttosto rapidamente in parlamento, dove i senatori del gruppo Forza Italia-UDC Paola Binetti e Maurizio Gasparri hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, chiedendo «se non ritenga opportuno compiere i necessari approfondimenti su tale ignobile e oltraggioso gesto e adottare tutte le misure necessarie per garantire il pieno rispetto dei diritti dei cristiani ed evitare che simili episodi possano verificarsi in futuro».
«La libertà di manifestare i propri diritti non può e non deve attuarsi attraverso immagini o gesti che sono assolutamente privi di valore educativo e comunicativo e offendono la fede, il credo e la sensibilità di milioni di cristiani», aggiungono Gasparri e Binetti.
Ad «iFamNews» il senatore Gasparri sottolinea: «A volte c’è una scarsa reazione di fronte a fatti di questo tipo, non si contesta la facoltà di fare quello che si ritiene, dalle manifestazioni ai convegni. Perché, però, offendere gli altri?».
«Non vedo perché la difesa dei propri diritti debba essere abbinata all’offesa dei principi e dei convincimenti altrui: è questa la cosa che sinceramente mi indigna. Facciano le loro manifestazioni, dicano quello che vogliono dire. Ma perché esibire quella statua blasfema della Madonna? È un errore e dimostra che taluni, più che difendere i diritti, vogliono provocare». Con riferimento alla sua interrogazione parlamentare, Gasparri conclude dicendo: «Queste cose si verificano da sempre e nessuno dice nulla. Almeno una voce di indignazione può servire a rompere l’omertà e il silenzio».
Aggiornamento. L’interrogazione parlamentare è stata presentata anche alla Camera dei deputati Antonio Palmieri e Andrea Orsini di Forza Italia.