Last updated on Ottobre 13th, 2020 at 03:24 pm
«Non ci sarà un nuovo lockdown». Le parole pronunciate in agosto dal ministro della Salute, Roberto Speranza, avevano fatto tirare un sospiro di sollievo agli italiani. Quell’ottimismo, tuttavia, sembra oggi essere sepolto dal clima di paura che incombe sul Paese. Il bollettino quotidiano dei nuovi contagiati (benché in gran parte asintomatici) recita ormai da qualche giorno un lacrimevole rosario di numeri che lievitano inesorabilmente.
La minaccia di nuove chiusure
Nonostante le cifre delle terapie intensive e dei ricoveri siano drasticamente più basse, il terrore mediatico fa tornare la mente agli infausti mesi di marzo e aprile. Il 23 marzo i nuovi positivi erano 4.789 contro i 4.458 dell’8 ottobre. Cifre che si avvicinano, è vero. Ma sempre il 23 marzo i decessi furono 601, contro i 22 di giovedì scorso. E ancora: le terapie intensive erano 3.204 e l’8 ottobre 358. Addirittura 20.692 i ricoveri contro i 3.925 odierni. Eppure si ode all’orizzonte l’urlo cupo della tanto temuta “seconda ondata”: i governanti prendono misure sempre più restrittive. L’ultimo Dpcm, datato 7 ottobre, impone le mascherine obbligatorie anche all’aperto su tutto il territorio nazionale. Ma non sembra essere finita: il ministro dei Rapporti con le Regioni, Francesco Boccia, non esclude chiusure tra le Regioni, mentre Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, preannuncia altre restrizioni se la tendenza dei contagi – come si suppone – continuerà a salire.
Tante spine di un unico gambo
Il CoViD-19 rappresenta un’emergenza nazionale, anzi globale. Ma non solo per le conseguenze dirette del virus sulla salute dei contagiati. Questo aspetto, benché non vada assolutamente sottovalutato, rischia persino di passare in second’ordine. Il CoViD-19, infatti, provoca devastanti effetti collaterali che impattano sulle economie, sulla psiche collettiva, sulla scuola, sull’assistenza sanitaria, sulla libertà di culto, sui rapporti sociali, finanche sui sistemi politici. Nei mesi scorsi “iFamNews” ha più volte sviscerato queste spine che fuoriescono da un unico gambo. All’appropinquarsi di nuovi lockdown, decretati dal governo o che si compiranno di fatto a causa della ridda di piccole restrizioni, vediamo di riassumerle.
Economia al palo
La serrata è stata una batosta per il commercio. È lunga la lista degli imprenditori e dei piccoli esercenti che, in tutta Italia, hanno dovuto fronteggiare una grave crisi trovandosi spesso costretti a chiudere. Le conseguenze hanno gravato anche sull’economia delle famiglie. Un’indagine pubblicata in luglio rilevava che «per il 71% delle famiglie italiane ci sono problemi economici, per il 52% i guai sono lavorativi, il 34% ha dovuto fare i conti con disagi legati all’assenza di servizi e con le difficoltà nella gestione dei figli. Da non sottovalutare, inoltre, il 27% del campione che ha riscontrato problemi per la salute mentale di un familiare: quasi un intervistato su otto».
Il virus della denatalità
A proposito di salute mentale, allarmante quanto dichiarato dall’Ordine dei farmacisti di Roma: a partire da marzo si è registrata un’impennata nella vendita di psicofarmaci e di integratori contro l’ansia e contro l’insonnia. Instabilità mentale, paura del futuro e crisi economica sono un mix che strangola la demografia. Cause indirette del CoVID-19 hanno spinto l’ISTAT ha dichiarare una stima di circa 4mila mancate nascite in corrispondenza del mese di dicembre 2020 e complessivamente altri 5-6mila nati in meno soltanto nei primi quattro mesi del 2021.
Scuole che sembrano caserme
Chi i figli ce li ha già, si trova oggi costretto a vivere la scuola come un calvario. L’insorgere di un raffreddore stagionale, infatti, può voler dire sottoporre i bambini al tampone: con ore di fila e obbligo di quarantena fino all’arrivo del responso. Le aule si sono trasformate poi in luoghi dove la necessaria serenità è eclissata dall’ossessione sanitaria. Insegnanti intervistate da “iFamNews” prima dell’inizio dell’anno scolastico avevano già manifestato le loro preoccupazioni per la «poca chiarezza» sui comportamenti da adottare. «I protocolli di sicurezza non tengono conto del rapporto rischi/benefici, e a fronte del rischio di contrarre un virus che in larga parte non ha riguardato i bambini e i giovani, vengono imposte delle misure che certamente influiranno in maniera negativa sul processo di crescita dei bambini e dei ragazzi», lamentava Chiara Agostini, insegnante trentina. Caustica la dott.ssa Silvana De Mari: «In questo modo insegneremo ai nostri bambini a essere fobici e a seguire acriticamente disposizioni sbagliate».
Bibbiano incombe
Disposizione che più che sbagliata appare sinistra è quella che allontanerebbe dalle loro famiglie i bambini che hanno avuto contatti con compagni di scuola positivi al CoVID-19. È una sorta di revival versione teutonica dei fatti di Bibbiano: l’estate scorsa il Distretto di Hannover, in Germania, ha inviato delle missive alle famiglie in cui si sottolinea che, in caso di violazione dell’ordine di isolamento, i bambini potrebbero essere ospitati in strutture indicate dalle autorità. Insomma, se i piccoli non vengono confinati nella propria stanza, senza possibilità di contatto con i familiari, potrebbero essere portati via. Non si hanno notizie di passaggi dalle parole ai fatti, ma la preoccupazione è lecita, anche in ragione della proposta, datata 30 marzo, del direttore del dipartimento emergenze dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) di prelevare dalle abitazioni le persone potenzialmente infette e isolarle.
Incubo biopolitica
Gli aspetti fin qui elencati rappresentano la temperie di terrore in cui siamo oggi immersi. Ma quando in una società irrompe la paura, il diritto rischia di disciogliersi. Nell’Italia in epoca CoVID-19 la nostra quotidianità, la concretezza biologica e affettiva della nostra vita è fortemente condizionata dalle decisioni di un Comitato tecnico-scientifico non eletto. Abbiamo inoltre dovuto trasformare le nostre abitudini non a seguito di un democratico dibattito, bensì a colpi di decreto.
Dibattito necessario
E la sfida che il virus cinese sta lanciando alla democrazia non è una questione esclusivamente italiana. Altrove, per esempio in Australia, si agitano spettri di leggi liberticide che prevedono il carcere per chi contesta le misure adottate per frenare i contagi. Ha fatto il giro del web, d’altronde, l’arresto nel Paese dei canguri di una madre incinta nella propria abitazione. L’accusa nei suoi confronti è di aver provato a organizzare, attraverso i social, una protesta contro il severo lockdown in vigore nel suo Stato federale. L’elenco di questi vulnus dovrebbe incoraggiare una discussione serena, senza accuse preventive verso chi contesta la narrazione ufficiale. Perché sarebbe il caso di fare i conti anche con gli effetti collaterali del CoViD-19, prima o poi.
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