CoViD-19: restiamo a casa. A curarci

C’è vita oltre il paracetamolo. Perché allora irridere i medici che operano «in scienza e coscienza», come sentenzia il TAR del Lazio? L’associazione «Avvocatura In Missione» si appella urgentemente alla politica

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Last updated on marzo 11th, 2021 at 01:44 pm

“iFamNews” non ha competenze specifiche in ambito sanitario e medico. Ma difende il principio intoccabile del diritto alla vita. Tutti i contributi, quindi, che vanno in questa direzione, con ragione e buon senso, sono per noi stimolo a tenere sempre desta l’attenzione e alta la bandiera del primo diritto della persona. Come questo “guest editorial”, la cui provocazione costruttiva pubblichiamo volentieri

In Italia solo i paradossi sono certi. Come il fatto che, a un anno se non altro dalla conclamazione della pandemia di CoViD-19 (il «19» sta per «2019», ma non è specificato il mese…), i malati sono curati solo con il paracetamolo – così la direttiva dell’Agenzia italiana del farmaco ai medici di base – e…  con la vigile attesa entro le mura domestiche. Ma attesa di cosa?

Di ambulanze ferme davanti al Pronto soccorso per carenza di posti? Di malati che arrivano in ospedale quando per lo più è già tardi per subentrata polmonite? Di medici di base spogliati del dovere di cura e del diritto di farlo come in scienza ritengono? Di tanti morti, già addirittura cremati senza permettere autopsie?

Davanti a tutto questo, diventano strategiche e necessarie le cure a domicilio dei malati di CoViD-19.

Ora, attraverso Facebook l’avvocato Erich Grimaldi del Foro di Napoli ha creato, nel marzo 2020, una iniziativa ad hoc, sviluppatasi poi nel «Comitato Cura Domiciliare Covid-19».

L’associazione «Avvocatura In Missione», che presiedo, si appella alle forze politiche e ai loro esponenti di buona volontà affinché presentino al ministro della Salute, Roberto Speranza, mediante interrogazione parlamentare, richiesta formale di comprendere come mai non sia stata finora presa in considerazione la via più semplice di curare i malati subito e a casa.

Come mai le voci dei medici che hanno curato i malati di CoViD-19 a domicilio, o addirittura online, che hanno ottenuto risultati positivi senza ospedalizzazione non vengono ascoltati, anzi sono stati persino derisi, o anche zittiti? Forse che la «telemedicina» serva solo per prescrivere l’aborto fai-da-te anche alle minorenni?

Il 4 marzo il Tribunale Amministrativo del Lazio ha accolto l’istanza cautelare presentata dai medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, rappresentati appunto dall’avv. Grimaldi, ritenendo fondata la richiesta dei medici di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni «in scienza e coscienza». A volte la giustizia funziona. Adesso si impone allora una immediata revisione delle linee guida ministeriali

È ora insomma di cambiare passo, di mettere al centro il cittadino con i propri diritti alla libertà, alla salute e al lavoro. È ora di rivedere il Sistema nazionale sanitario, di investire per aumentare il numero dei medici di base, di fornire loro gli schemi di terapie che hanno funzionato e magari di fare scendere dallo scranno qualcuno che si è dimostrato incapace di prescrivere una cura diversa, persino – mirabile auditu – che in diversi casi funziona.

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