Last updated on marzo 26th, 2022 at 10:29 am
Donna, nera e abortista. Il profilo della nuova giudice designata alla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America risponde a tutte i parametri del politicamente corretto d’oltreoceano. Dal presidente più sbilanciato a sinistra della storia era difficile aspettarsi qualcuno di diverso. Joe Biden doveva in qualche modo rimediare all’“affronto” del suo predecessore Donald Trump, che, nel settembre 2020, nominò Amy Barrett, donna anche lei ma cattolica, pro-life e madre di sette figli.
Ketanji Brown Jackson, 51 anni, finora membro della Corte d’Appello Federale, è nota per essere una strenua paladina della sentenza Roe vs Wade. Nessun giudice della Corte Suprema è mai stato tanto intransigente nella difesa dell’aborto, al punto che, viene da domandarsi se la presenza della Brown Jackson nel massimo organo giudiziario statunitense non possa condizionare il pronunciamento della Corte proprio sull’aborto previsto a settembre.
«Una donna? Non so cosa sia…»
La nuova giudice andrà a rimpiazzare un altro giudice democratico, Stephen Breyer, pertanto la composizione della Corte Suprema rimarrà a maggioranza Repubblicana e pro-life ma in realtà il problema è più complesso. In primo luogo, la Brown Jackson si è battuta per la limitazione della libertà d’espressione dei gruppi pro-life, difendendo, al contrario, associazioni abortiste come l’Abortion Access Project del Massachusetts e Naral Pro-Choice America.
Non è tutto. Ketanji Brown Jackson si contraddistinta per sette sentenze in cui ha comminato, in processi per pornografia infantile, pene decisamente più miti di quanto raccomandato dalle linee guida federali. È anche dichiaratamente a favore dell’identità di genere: alla senatrice Repubblicana Marsha Blackburn, che le chiedeva una definizione di donna, la giudice designata ha risposto: «Non posso dare una definizione, dipende dal contesto, non sono una biologa». Dichiarazione che ha fatto infuriare le femministe di Concerned Women for America che ora si oppongono alla nomina e domandano: «Come possiamo fidarci di una giustizia per proteggere i diritti delle donne quando lei nega la dignità unica delle donne?». Al curriculum della Brown Jackson si aggiungono il sostegno alle teorie critiche della razza, un tentativo di vietare la preghiera in una scuola del Texas e una serie di campagne per l’indottrinamento gender dei bambini.
Pressioni per nominare un giudice liberal?
Più che un magistrato, Ketanji Brown Jackson ha il profilo di un attivista politico della sinistra radicale. Tutte le sue azioni legali non sembrano orientate tanto dall’applicazione imparziale della legge quanto dal tenace perseguimento di interessi lobbistici. Un gruppo di senatori Repubblicani ha denunciato le pressioni di Demand Justice, un crowdfunding per cause di sinistra, per la sostituzione del giudice Breyer con un magistrato di orientamento ancor più liberal, come poi effettivamente è avvenuto.
Live Action ha lanciato una petizione per bloccare la nomina della Brown Jackson alla Corte Suprema, mentre una richiesta analoga è stata inoltrata ai senatori da 40 associazioni pro-life. Secondo Kristian Hawkins, presidente di Students for Life of America, il giudice designato pone un «problema costituzionale», dal momento in cui si batte per l’aborto a nascita parziale, vietato con legge federale nel 2003, confermata dalla Corte Suprema nel 2007.
Pertanto, sostiene la Hawkins, «la scelta di Biden per la Corte Suprema dimostra cecità verso la legge stessa». Un motivo in più, aggiunge la giovane pro-life, perché i senatori statunitensi votino contro la nomina del giudice Ketanji Brown Jackson.
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