Corte costituzionale: dove la tua vittoria?

Adesso ai figli, oltre a quello del padre, si può dare anche il cognome della madre. Per battere il “patriarcato”. Ma il “patriarcato” non c’entra proprio nulla

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«Discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio»: così la Corte costituzionale definisce la normativa vigente che attribuisce il cognome del padre ai figli, motivando la sentenza con cui, da ora in poi, i figli assumeranno il cognome di entrambi i genitori, secondo l’ordine concordato.

Plauso scontato da più parti per una sentenza che, secondo il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, rappresenterebbe «un altro passo in avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia». Seguendo lo stesso principio, la Corte costituzionale stessa si era mossa già nel gennaio 2020, definendo l’automatismo riguardante il cognome «retaggio di una condizione patriarcale della famiglia». Una considerazione espressa all’interno di un procedimento, partito, appunto, nel 2020 da Lagonegro, in Basilicata, quando una coppia si era rivolta al tribunale perché voleva dare al figlio solo il cognome della madre, in modo che potesse avere lo stesso cognome dei fratelli. Gli altri figli, infatti, già lo avevano acquisito perché erano stati riconosciuti dal padre solo successivamente. Al contrario, l’ultimo figlio sarebbe nato all’interno del nuovo matrimonio della donna.

All’inizio, i tentativi della donna non sarebbero andati a buon fine, ma poi avrebbe fatto appello contro la decisione di primo grado e, durante il nuovo processo, la questione sarebbe stata rimessa alla Corte costituzionale.

Tornando a bomba, sebbene questa sentenza sia stata accolta con favore da più parti (tra tutti non poteva mancare anche il ministro per le Pari opportunità, Elena Bonetti, secondo la quale «il meccanismo che in automatico fa attribuire il cognome paterno si fonda nella pretesa che sia sempre e comunque il maschile a prevalere»), qualcosa non convince. Ciò che lascia perplessi è che l’attribuzione del cognome paterno, in realtà, non è mai c’entrata niente con il “patriarcato”, bensì tutto con la semplice assunzione di responsabilità dei padri verso i figli. Una responsabilità primaria che non si può certo definire ideologica, quanto invece semplicemente doverosa. O no?

Tant’è che uno degli step per riconoscere i figli nati al di fuori del matrimonio, per il padre, è proprio l’attribuzione del suo cognome. Dunque viene da chiedersi, perché tanta esultanza? In cosa consisterebbe la “vittoria”?

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