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Contro l’Unione Europea dell’aborto

324 europarlamentari da noi stipendiati firmano il manifesto di morte: «ogni persona ha diritto all'aborto sicuro e legale». La Carta dei diritti UE riscritta con il sangue dei bambini

Marco Respinti di Marco Respinti
07/07/2022
in Breaking News, Editoriali, In evidenza, Politica
328
Reading Time: 3 mins read
0

"Danza della morte" dalle "Cronache di Norimberga" di Hartmann Schedel (1440-1514). Image from Google Images

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L’Europa non è più un luogo dove stare. È una landa mefitica, e inospitale come Mordor, che, con il sorriso sulla bocca, violenta e uccide i propri cittadini, a partire da quelli più piccoli, indifesi e bisognosi di protezione.

Pochi minuti fa, a Strasburgo, l’assemblea plenaria ha approvato la risoluzione che vuole garantire l’aborto come “diritto”. 324 europarlamentari da noi eletti e da noi stipendiati hanno detto «sì», contro 115 contrari e 38 astenuti, al fine di assicurare che l’aborto sia un “diritto” dopo che la Corte Suprema federale degli Stati Uniti d’America ha ribaltato la sentenza infame che nel 1973 ha spacciato l’aborto per “diritto” federale.

Quei 324 europarlamentari da noi eletti e da noi stipendiati chiedono che l’aborto sia inserito nella Carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei. Che la morte procurata sia un diritto, che dare la morte agli innocenti sia un diritto. Che questo abominio fondi l’essere cittadini europei. Per quei 324 stipendiati da noi, di cui occorrerà conoscere nome e cognome, bisogna presentare al Consiglio europeo una proposta di modifica dell’articolo 7 di detta Carta, poiché «ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale», invocando una Convenzione per la revisione dei trattati. Per rivedere i trattati affinché garantiscano la morte, la morte procurata, l’uccisione degli europei più piccoli e indifesi. È una follia che grida vendetta al cospetto del Cielo, di cui è complice chiunque adesso guardi altrove: il regresso di ogni civiltà, una società totalmente malata, un’associazione a delinquere di dimensioni continentali.

L’Unione Europea, nata Comunità Europea, vorrebbe da sempre essere la casa comune dei popoli e dei cittadini europei al sicuro da guerra, divisioni e mali. Davvero? È così? Lo è mai stata? Lo è ora?

No, non lo è. L’Unione Europea è un postaccio, che puzza di morte, e chi finge di non vedere ha solo le fette di salame sugli occhi. Lo sapevamo bene, lo sappiamo ancora una volta meglio.

Certo, l’Unione Europea non è meglio dei Paesi che ne sono membri, ma è molto peggio di essi. Non è infatti solo la somma dei mali che albergano e che prosperano nei Paesi membri, ma ci mette quel quid in più che ci mettono sempre le soluzioni concertate, le megastrutture, le gigastrategie ombrello.

In Europa, che è cosa ben altra dall’Unione Europea, ci sono esempi virtuosi di chi fa diversamente, come ce ne sono nel resto del mondo. Ma, oltre che derisi e puniti, stanno diventando sempre più eccezioni. Chi comanda, invece, commercia in morte. Bisogna avere il coraggio di dire basta, di smetterla, di andarsene.

Fuori non è meglio, si dirà. Vero. Ma almeno i mali verranno uno per volta, invece che a sciami, e soprattutto la si smetterebbe con la corbelleria dell’Unione Europea per gli europei.

L’Unione Europea è la negazione dell’Europa, è il contrario della vita, è solo morte.

Tags: AbortoUnione Europea
Marco Respinti

Marco Respinti

Marco Respinti è stato il direttore di International Family News fino alla fine del 2022.Italiano, è giornalista professionista, membro dell’International Federation of Journalists (IFJ), saggista, traduttore e conferenziere. Ha collaborato e collabora con diversi quotidiani e periodici, sia in versione cartacea sia online, in Italia e all’estero. Autore di libri, ha tradotto e/o curato opere di, fra gli altri, Edmund Burke, Charles Dickens, T.S. Eliot, Russell Kirk, J.R.R. Tolkien, Régine Pernoud e Gustave Thibon. Senior Fellow al Russell Kirk Center for Cultural Renewal (Mecosta, Michigan), è anche socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo del Center for European Renewal (L’Aia, Paesi Bassi). Membro del Comitato editoriale del periodico The European Conservative e del Consiglio Consultivo della European Federation for Freedom of Belief, è direttore responsabile del periodico accademico The Journal of CESNUR e, sul web, di Bitter Winter: A Magazine on Religious Liberty and Human Rights.

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