Last updated on Febbraio 17th, 2020 at 04:16 am
Sembra riecheggiare, in Spagna, il motto della Guerra Civile «¡No pasarán! ». Lo agita ancora la Sinistra, per impedire l’approvazione di una misura proposta dal partito di destra Vox contro l’ideologia gender nelle scuole. Il richiamo storico non è affatto una suggestione esagerata: il ministro dei Trasporti del nuovo governo a forte tinta rossa, José Luis Ábalos, è infatti arrivato a parlare di «ritorno al fascismo».
L’iniziativa proposta da Vox si chiama «Pin Parental», ovvero «controllo da parte dei genitori» e prevede l’approvazione di un documento che darebbe a madri e padri la possibilità di esonerare i propri figli da attività o da corsi scolastici sgraditi, sia extracurriculari sia complementari. Nel mirino c’è, specificamente, l’ideologia gender, che anche in Spagna ha sollevato polemiche enormi negli ultimi anni. Inserito nel programma politico di Vox per le elezioni generali di aprile, il «Pin Parental» è diventato realtà nella comunità autonoma di Murcia, nel sud-est del Paese, dove la formazione di destra è il primo partito. Feroci le reazioni di sindacati, opposizioni e gruppi femministi, la cui argomentazione fa leva sul fatto che le attività complementari sono obbligatorie. Presa da furore ideologico, il ministro dell’Istruzione, Isabel Celaá, è arrivata a sostenere che «non possiamo pensare in alcun modo che i figli appartengano ai genitori». Vox però non arretra, anzi rilancia: forte del dettato costituzionale che dà ai genitori la priorità educativa dei figli, vorrebbe estendere il «controllo da parte dei genitori» in tutta la penisola iberica. Sulla vicenda è intervenuto anche l’arcivescovo di Valencia, Antonio Cañizares Llovera, che, in una lettera, ha ricordato che «solo le dittature affermano che il dovere dell’educazione corrisponde allo Stato, poiché i figli non sono dei genitori, non appartengono ai genitori, ma allo Stato».
«Tuteliamo la Costituzione spagnola»
Intervistato da “IFamNews”, il promotore dell’iniziativa, vicesegretario nazionale del partito sui temi della Formazione e per 25 anni insegnante, Antonio de Miguel, spiega che «il Pin Parental è uno strumento vincente, perché è una formula di libertà che contrasta l’indottrinamento dell’ideologia di genere presente nei centri educativi spagnoli». Il «Pin Parental», aggiunge, «consente ai genitori di sapere cosa prevedano di preciso questi corsi, potenzialmente invasivi della coscienza e dell’intimità, permettendo loro di riflettere e di decidere se farvi partecipare i propri figli». De Miguel ricorda del resto che la Costituzione spagnola, all’articolo 27.3, garantisce ai genitori che i loro figli a scuola «ricevano una formazione religiosa e morale conforme alle proprio convinzioni». Vox assicura che siano tanti i padri e le madri che appoggiano questa battaglia. «I genitori, proprio in quanto genitori», osserva de Miguel, «hanno diritti e doveri educativi, dunque vogliono conoscere le attività, i loro contenuti, i materiali, le date, la durata, chi siano e quali titoli vantino le persone che salgono in cattedra così come il nome delle organizzazione cui appartengono». Ebbene, il «Pin Parental» prevede, appunto, che questi dati siano messi a disposizione per consentire ai genitori di decidere se esonerare i figli, proponendo loro attività alternative. Ma, osserva de Miguel, l’iniziativa è finita nel mirino della Sinistra di governo per motivi ideologici. «Vogliono affondare gli artigli», dice, «nell’educazione dei nostri figli». Ma non solo. L’esponente di Vox ritiene infatti che il Partito Socialista di Pedro Sánchez stia gettando «una cortina di fumo mediatica per distogliere l’attenzione da temi importanti, come lo “scandalo Ere” in Andalusia, o la nomina a procuratore generale dello Stato di Dolores Delgado», il ministro della Giustizia del primo governo Sánchez, «che minaccia esplicitamente la separazione dei poteri». «Così come si vuole coprire», dice de Miguel, «uno scandalo legato alla prostituzione minorile scoppiato a Maiorca che i media filogovernativi stanno affrontando solo in punta di piedi».
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