Il Servizio sanitario nazionale britannico (NHS) ha ordinato la chiusura del famigerato Servizio per lo sviluppo dell’identità di genere (GIDS) attivato da qui alla primavera prossima dalla Tavistock and Portman NHS Foundation Trust dopo che la Care Quality Commission (CQC), organismo di valutazione indipendente, ha mosso forti critiche a questa struttura, l’unica clinica per l’identità di genere per minori del Regno Unito.
L’NHS ha infatti accolto le raccomandazioni della dottoressa Hilary Cass, pediatra incaricata di redigere una valutazione indipendente dei servizi proposti. Nel 2021 la CQC ha classificato il GIDS «inadeguato», cioè ha conferito la valutazione più bassa possibile, avendo riscontrato che la sicurezza dei servizi e la conduzione del personale necessitano migliorie.
Le criticità evidenziate dalla Cass sono importanti: mancanza di «discussione franca» sulla disforia di genere e «un approccio di tipo prevalentemente affermativo e non esplorativo, spesso guidato dalle aspettative di bambini e di genitori». Insomma, chiedi, paghi, ottieni, no matter what.
Bene dunque che il GIDS chiuda i battenti almeno per un po’, ma è anche vero che alla Tavistock la relazione della dott.ssa Cass chiede di aprire più servizi di gender per minori in tutto il Paese onde risolvere il problema delle lunghe liste d’attesa e rispondere meglio alle richieste.
Storia scandalosa del GIDS
Il GIDS è stato istituito più di 30 anni fa «per i bambini e per i giovani, e per le loro relative famiglie, che incontrino difficoltà nello sviluppo della propria identità di genere». Ma negli ultimi tempi sono aumentate le segnalazioni allarmanti sul fatto che la clinica abbia fatto passare troppo presto alla fase della transizione i giovani pazienti, alcuni dei quali avevano appena compiuto i tre anni.
Nel 2018 l’illustre psichiatra e psicoanalista David Bell ha pubblicato un rapporto importante sulle attività del GIDS, dove ha lavorato dal 1995 fino al pensionamento nel 2021. I timori espressi nel rapporto sono stati poi condivisi dai genitori di bambini transgender, che hanno anche espresso la preoccupazione per il fatto che la clinica «affretti» i giovani a prendere decisioni che cambiano la vita, senza analizzarne e senza valutarne sufficientemente le caratteristiche e le storie personali . Il caso di Keira Bell, ex paziente della Tavistock, è l’esempio di una giovane sottoposta a transizione farmacologica e a intervento chirurgico in modo affrettato, la quale si è poi pentita di questa decisione per lo più irreversibile.
La direzione della Tavistock non reagì bene alla denuncia di Bell: cercò di metterlo a tacere e avviò un procedimento contro di lui, arrivando a rimuoverne il libro dalla biblioteca del Trust. Nei mesi successivi, però, Bell è stato contattato da altri 10 dipendenti del GIDS che nutrivano preoccupazioni simili alle sue, gravemente turbati da ciò che avevano visto accadere nella clinica. Erano preoccupati per come i bambini apparivano provati da ciò che dicevano, dal fatto che i i trattamenti venissero consigliati dopo due soli appuntamenti e dall’impiego di troppi psicologi inesperti e poco costosi.
Del resto, nel 2021, il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato la storia di uno dei dipendenti della clinica che aveva riferito a Bell di un bambino di soli otto anni che era stato indirizzato a un endocrinologo per un trattamento. «Non potevo andare avanti così… Non potevo più guardarmi in faccia davanti al pessimo trattamento che i bambini ricevevano», ha detto un altro.
Forte aumento aumento dei rinvii
Negli ultimi anni la Tavistock ha registrato un’impennata di richieste. Nel 2009 ha assistito 80 pazienti, mentre nel 2019 la cifra è cresciuta a 2.700. E anche il rapporto della dott.ssa Cass, che riconosce questo forte aumento di giovani pazienti con problematiche di gender, non compie alcun tentativo per scoprirne le ragioni. Al contrario, raccomanda l’apertura di un maggior numero di servizi analoghi nel Paese.
Il lato positivo del suo documento è che tocca la questione dell’oscuramento diagnostico, osservando che «molti fra i bambini e i giovani che si presentano rivelano esigenze complesse, ma, una volta identificati come affetti da disagio legato al genere, altre importanti questioni sanitarie che normalmente verrebbero gestite dai servizi locali possono talvolta essere trascurate». La notazione è molto importante, visto il numero di casi di bambini che rientrano nello spettro dell’autismo o che presentano disabilità e altri problemi di sviluppo, i quali vengono convinti dai genitori e/o dal personale medico che i problemi che debbono affrontare sono in realtà dovuti al fatto di essere «intrappolati nel corpo sbagliato».
Inoltre, individui altrimenti sani, ma affetti da traumi, depressione e problemi mentali analoghi, vengono sottoposti a trattamenti di genere appunto affrettati e solo troppo tardi si rendono conto che l’intervento chirurgico subito e gli ormoni assunti non ne hanno affatto risolto i problemi, ma proprio il contrario. Il rapporto della Cass rileva pure un «cambiamento drammatico» nei minori destinatari dei servizi, notando un innalzamento nel numero delle femmine, in quello dei bambini neurodiversi e in quello bambini con problemi di salute mentale.
Tutto questo va evidentemente esaminato ulteriormente, ma se in primavera la Tavistock riaprirà, ogni cosa verrà vanificata.
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