Last updated on Giugno 14th, 2021 at 07:50 am
Le ostetriche non sono un optional: le ostetriche sono necessarie per la salute della donna. Per secoli si sono consacrate ad assistere la nascita e da qualche decennio le loro competenze si sono ampliate fino a raggiungere l’adolescenza, spingendosi persino oltre, alla menopausa. Chi si onora di far parte di questa categoria illustre, ha ragione a sentirsi importante: la salute delle donne dipende in gran parte dalla salute dell’apparato riproduttore.
Ma non bisogna fare confusione: non si deve, cioè, cedere al politicamente corretto. E per farlo si deve essere chiari: i livelli di contagio di malattie sessualmente trasmissibili sono altissimi; la denatalità è a livelli pressoché irreversibili; le percentuali di allattamento materno ancora estremamente migliorabili. Inoltre, la diffusione della violenza ostetrica, cioè quella serie di azioni sanitarie operate da chi assiste la donna gravida, perpetrate in modo aggressivo ledendo la dignità della madre e del nascituro, è alta e con il CoViD-19 le madri si sono viste allontanare i partner dalle sale parto, patologizzando di conseguenza moltissimo l’evento nascita. Al che la domanda vera qui è: avendo preso atto del problema natalità, le ostetriche che fanno?
Il mea culpa è doveroso per un motivo semplice: se le ostetriche, a buon diritto, frequentano scuole dove imparano a insegnare la sessualità responsabile (motivo tra l’altro per cui le si impiega anche nei Consultori, dove i giovani cercano indicazioni), perché le donne non fanno più figli? Perché le ostetriche, se si occupano di assistere al miracolo meraviglioso della vita, non pongono al ministro della Salute, Roberto Speranza, che liberalizza il veleno dell’EllaOne, una domanda di importanza pedagogica? E ancora; per quale motivo le donne in età fertile non fanno figli e ricorrono poi alla fecondazione extracorporea? Infine: se l’assistenza alla nascita è ancora fragile, e se l’allattamento materno al seno non viene ancora supportato in modo multidisciplinare (oltre all’ostetricia, infatti, si occupano di allattamento neonatologi, pediatri, persino psicologi e neuropsichiatri infantili), cosa c’è che non funziona?
Le ostetriche avevano un mondo, nelle proprie mani, e lo avrebbero tutt’oggi, se non avessero concentrato gli sforzi nel descrivere la gravidanza con toni terroristici, arrivando persino – alcune – ad affermare che la donna incinta non deve essere “costretta” a portare avanti la gravidanza, disconoscendo in una frasetta anni e anni di battaglie combattute per persuadere le donne che la gravidanza è un evento fisiologico simbolo della potenza femminile, come del resto lo è l’allattamento.
Le ostetriche potrebbero trasmette il valore di una sessualità rispettosa della donna, ma alcune di loro – senza il minimo imbarazzo – non temono di dire di essere a favore della legalizzazione della maternità surrogata (guai, infatti, a chiamarla con il suo vero nome, «utero in affitto»).
Le ostetriche sarebbero professioniste oberate dal lavoro, se alcune di loro non disprezzassero chiaramente e con toni addirittura sfottenti (se non si conosce la fisiologia ovulatoria, non la si può insegnare) l’educazione affettiva: quella che privilegia l’acquisizione di una fertility awereness che libera le donne, sin da giovani, dal veleno degli anticoncezionali ormonali.
E invece tra una manciata di anni, forse pochissimi, le ostetriche saranno ridotte a occuparsi soltanto di età menopausale e forse alcune rimarranno a lavorare come assistenti dei medici che effettuano fecondazioni extracorporee.
Quando i piccoletti ci domanderanno che mestiere facciano le ostetriche scordiamoci insomma di rispondere «Fanno nascere i bambini».
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