Last updated on aprile 6th, 2021 at 05:29 am
Nel secondo pomeriggio di oggi, 13 gennaio, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha formalmente aperto la crisi di governo in Italia, annunciando, nel corso di una conferenza stampa, il ritiro dall’esecutivo di due ministri e di un sottosegretario del proprio partito: Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Elena Bonetti, ministro per le Pari opportunità e la famiglia, e Ivan Scalfarotto, sottosegretario al ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale.
Del passaggio del ministro Bonetti per il governo Conte II gli annali della storia registreranno tante chiacchiere. Nel governo Conte II, infatti, la famiglia ha brillato per assenza. Per carità, le belle parole, le promesse e la retorica si sono sprecate. Ma quanto a sostanza, nulla. Nel momento in cui la pandemia del CoViD-19 ha ribaltato, per non dire distrutto, i rapporti umani e la socialità alla quale eravamo abituati, la cellula fondamentale di ogni società (mi scuso per l’ovvietà, ma quando le cose sono ben dette sono ben dette), cioè quella che fa sempre davvero la differenza, la famiglia, è rimasta solo sullo sfondo, come la carta da parati.
In Italia la famiglia serve al massimo come bancomat da cui prelevare alla bisogna. Non sta al centro, non è rispettata, non viene onorata. Eppure non esiste altra risorsa vera per un Paese. Ogni e qualunque step successivo della costruzione sociale ha i piedi di argilla se la famiglia non è messa nelle condizioni di seminare e di allevare quella socialità autentica che fonda tutto il resto. E affinché questo sia possibile occorre che la famiglia sia sovrana economicamente, abbia voce in capitolo costantemente, possa decidere delle proprie libertà fondamentali, in primis quella educativa.
Solo ieri il ministro Bonetti si è ancora una volta lanciata in promesse di certezza per la famiglia. Oggi quel che ha detto ieri è già pula, sbriciolata e sparsa al vento dalla crisi di governo voluta proprio dal partito di cui ella fa parte.
Ora, siamo certi che questa crisi di governo si consumerà come troppe precedenti: senza cioè ridare la parola agli elettori, agli italiani. Ancora una volta la sorte politica degli italiani si deciderà dentro i palazzi e lontano dai cittadini, dalle famiglie. Volete che scriva che speriamo in un destino migliore per la famiglia italiana, ovvero in un prossimo ministro più concreto? Se volete, lo scrivo. Ma mentre non nutro alcuna nostalgia per il ministro uscente, a costo di parere cinico mi sento costretto per realismo a dire che non mi attendo niente di meglio dal suo successore.
Il governo Conte II nel suo insieme ha mostrato di essere lontano, persino insensibile a quei pilastri della vita associata che amiamo chiamare princìpi non negoziabili perché l’espressione è carica, rotonda, concisa e tosta. Così è stato per colpa delle forze politiche che lo compongo, così è stato ed è per le forze culturali che lo sostengono. Non riesco a trattenermi dal citare il ministro della Salute Roberto Speranza, del Partito Democratico, così, tanto per salvare spazio in pagina e tempo ai lettori con un esempio che è cartina Tornasole. Perché mai allora un Conte III dovrebbe essere diverso? Perché mai un ipotetico nuovo governo guidato da altri che non sia Giuseppe Conte epperò sostenuto grosso modo dalle medesime forze politiche oggi nella maggioranza, una più una meno, dovrebbe essere diverso? La famiglia italiana aspetta un gesto di grande discontinuità costruttiva e da quelle compagini politiche non può certo venire. Adoro però le sorprese: che le forze politiche che si contendono ora le spoglie del Conte II mi sorprendano, se ne sono capaci.
Image source: Elena Bonetti – governo 2019, photo from Italian government official website, licensed by CC BY 3.0